Fumagalli e lo scandalo sexy: “Il pm mi perseguita da 7 anni”
L’ex sindaco, dopo la condanna, ribatte indignato e rimanda tutti in appello. Il pm in aula gli aveva detto. "Il suo comportamento è una vergogna"
Lo scandalo rosa del sindaco che aveva amiche extracomunitarie, poi le dimissioni dal comune di Varese nel 2005, infine la decisione di lasciare la Lega Nord e la politica. E adesso anche la condanna in primo grado a 4 anni di carcere. E’ la parabola di Aldo Fumagalli, per quasi nove anni primo cittadino di Varese, la culla della lega Nord. Il tribunale (presidente Anna Azzena) ha riconosciuto le accuse del pm Agostino Abate (peculato e concussione), e ha condannato Fumagalli per 3 capi di imputazione su 4, dopo due anni di processo, e una decina di udienze, in cui l’accusa è stata particolarmente puntuale, elencando tutte le avventure dell’ex sindaco, le scappatelle, gli aneddoti, e imputando a Fumagalli persino il fatto che dovesse vergognarsi del suo comportamento fuori dalle righe.
L’ex sindaco, dopo la condanna, ribatte indignato: «Lo sapevo che sarebbe finita così. Quando uno ti perseguita per sette anni e mezzo, poi il risultato è questo. Si sapeva che a Varese applicano il rito ambrosiano. Il tribunale ha dato ragione ad Abate, ma in appello a Milano le cose forse andranno diversamente. D’altronde faccio notare che mi si contesta, ad esempio, un peculato che, anche se fosse dimostrato, avrebbe portato a un esborso per le casse pubbliche di 20 euro, mentre il processo chissà quanto sarà costato».
Fin qui l’autodifesa di Aldo Fumagalli, che pure durante il processo ha riservato al pubblico parecchi colpi di scena (ha portato intercettazioni di investigatori privati, ha chiesto la ricusazione del tribunale, ha anche licenziato sul più bello il suo avvocato). L’ex lumbard é arrivato alla sentenza con un nuovo penalista, proveniente dal foro di Lamezia Terme, Domenico Folino, che pure in aula si è battuto con molta determinazione.
Adesso, sia il pm Agostino Abate, sia la difesa, faranno ricorso contro la sentenza. Il pm voleva 6 anni di carcere e aveva chiesto una forma più grave di concussione, mentre la difesa ritiene che il suo cliente sia estraneo ai fatti. La sentenza è comunque clamorosa per un motivo: Aldo Fumagalli all’inizio degli anni duemila era il simbolo dell’efficienza leghista che governava la città mentre le accuse nei suoi confronti, secondo la procura, nascondo invece la condotta di un amministratore pubblico che avrebbe usato in maniera indebita il proprio potere.
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