Frode fiscale, sette rinvii a giudizio
Sono i proprietari della Chiaravalli, la madre e altre 4 persone considerate prestanomi dalla Procura. Intanto la società ha già risarcito all'erario 21 milioni di euro
Tutti rinviati a giudizio i sette indagati per la maxi-evasione della Chiaravalli di Cavaria con Premezzo, la società multinazionale con sede nel piccolo centro tra Varese e Gallarate che finì nel mirino della Procura della Repubblica nel febbraio dell’anno scorso per una presunta frode fiscale da 27 milioni di euro. La società – secondo l’accusa rappresentata dal pubblico ministero Nadia Calcaterra – si era sottratta al pagamento della cifra (7 milioni di evasione e 20 di sanzioni) con uno stratagemma, utilizzando un’operazione formalmente legale svuotando la società iniziale un pezzo alla volta. Qui la replica dell’azienda all’epoca del seuqestro da parte della Procura.
Nel giro di pochi mesi era stato ceduto il ramo commerciale, poi quello delle partecipazioni, in seguito quello dei materiali e infine quello produttivo. Il tutto senza che fosse stata versata alcuna somma da parte di queste nuove società (gestite da persone riconducibili ai proprietari, ndr) nei confronti di quella che le ha vendute. In questo modo volevano fare in modo che il fisco non potesse più pretendere il pagamento della cifra perchè non c’erano più beni da aggredire. La società, infine, ha versato all’Agenzia delle Entrate 21 milioni di euro. La prima udienza si terrà il 13 novembre.
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