Processo Orsi: 545 intercettazioni e la richiesta di sentire il Ministro indiano
Nella prima udienza subito schermaglie tra la Procura e i difensori di Orsi e Spagnolini, che presentano eccezione di costituzionalità, respinta. Il processo va avanti
Una gran mole di intercettazioni, nuove richieste di acquisire documentazione e persino di sentire come testimone il Ministro della Difesa dell’India A.K. Anthony. Il processo a Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini si è aperto a Busto Arsizio, individuata come sede titolare lo scorso anno: fin dalla prima udienza sono partite le schermaglie tra l’accusa – rappresentata dal Procuratore Eugenio Fusco – e le difese degli imputati, gli avvocati Ennio Amodio e Novella Galantini (per Orsi) e Massimo Bossi (per Spagnolini). La Procura ha informato che sono ben 545 le intercettazioni da trascrivere, 128 delle quali sono in inglese (tra cui anche Sms), probabilmente con i partner indiani. Le difese hanno invece prodotto un gran numero di richieste, sia sull’integrazione della documentazione («mancano gli atti delle due gare d’appalto del 2002 e 2006, mai acquisiti»), sia per sentire persone informate sui fatti. In particolare, gli avvocati di Orsi e Spagnolini hanno chiesto che siano sentiti il ministro della Difesa indiano, A. K. Anthony e il maresciallo dell’aria Tyagi, già capo di Stato maggiore dell’aviazione indiana, o in aula in Italia o attraverso una rogatoria internazionale. Tyagi, secondo l’accusa, è il pubblico ufficiale indiano che sarebbe stato corrotto dai manager italiani per garantire un esito favorevole delle gare d’appalto. In aula erano presenti diversi funzionari indiani (e giornalisti), oltre ai legali di parte civile Giovanna Passiatore e Loriana Porsi.
In apertura di udienza un primo scontro aveva riguardato proprio l’ammissione delle parti civili (alla fine si sono costituiti sia il Ministero della Difesa indiano, sia l’Agenzia delle Entrate italiana) e poi su una questione di costituzionalità. L’avvocato Amodio ha sostenuto che il giudizio immediato ha imposto tempi troppo brevi alle difese, pur dopo una lunga indagine avviata a Napoli e poi trasferita a Busto («ma a Busto Arsizio non sono state lunghe», ha ribattuto il Pm Fusco), ha impedito di valutare correttamente e di scegliere quale linea difensiva adottare: «Siamo stati trascinati in questo giudizio senza i tempi necessari per preparare la difesa: Ci siamo trovati a esaminare 120 faldoni di atti in meno di una settimana».
Il collegio presieduto da Adet Toni Novik ha però respinto (perché infondata) la questione costituzionale, che se accolta avrebbe trasferito tutto alla Corte Costituzionale per la valutazione nel merito: il processo va avanti e la prossima udienza è fissata per l’11 luglio, data in cui si valuteranno le richieste avanzate su nuovi documenti e testimoni.
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