“Troppa politica. E l’ospedale soffre”
È andato in pensione uno dei "padri" della chirurgia del Circolo. Arrivato insieme al professor Dionigi ha concluso nella day surgery. Un addio amaro per un clima che ormai si è perduto
L’ospedale di Circolo di Varese saluta un altro "storico" medico. Si tratta di Martino Cantore, responsabile della Day Surgery, che è ormai contento pensionato.
«Sono arrivato nel 1987 – ricorda il dottore – insieme al professor Renzo Dionigi abbiamo aperto insieme il reparto di chirurgia. Erano anni di grande entusiasmo e di lavoro frenetico. Il clima tra di noi e con l’amministrazione era effervescente. Si lavorava per far crescere la realtà»
Insieme a Dionigi e Cantore arrivarono anche il professor Dominioni e il dottor Spampati: « Avevamo anche 4 medici volontari che investirono forze ed energie in attesa di un contratto che arrivò solo qualche anno dopo. Ma c’era entusiasmo: il direttore era varesino, aveva le idee chiare, sapeva cosa ci voleva per il territorio. Viaggiava per portare a casa i migliori professionisti».
La mole di lavoro, così, divenne sempre maggiore e gli interventi complessi arrivarono presto a quota mille.
Poi, il professor Dionigi iniziò a lavorare per portare a Varese l’Università. Prima Pavia aprì una seconda facoltà di medicina a Varese, che poi divenne gemmazione e nel 1998 conquistò l’indipendenza e l’autonomia con l’Università dell’Insubria.
Sulla strada del dottor Cantore, però, si mesi di mezzo una malattia grave che riuscì a superare solo dopo qualche anno. Dopo la chirurgia, Cantore fu impiegato in pronto soccorso e poi nella direzione medica di presidio dove gli vennero affidati gli ambulatori.
Cinque anni fa, la nuova avventura come responsabile sia a degli ambulatori sia della day surgery e poi solo della day surgery in verticale espansione: « In cinque anni ho visto crescere con numeri impressionanti questo reparto – spiega Martino Cantore che ha lasciato nelle mani del giovane Andrea Ambrosoli la gestione del reparto – con 5 sale chirurgiche, 24 letti e 6 poltrone. È stata indubbiamente la mià più grande soddisfazione professionale, soprattutto quando abbiamo riunito tutta l’attività, spostandola dal Del Ponte».
Sulla strada del dottor Cantore, però, si mesi di mezzo una malattia grave che riuscì a superare solo dopo qualche anno. Dopo la chirurgia, Cantore fu impiegato in pronto soccorso e poi nella direzione medica di presidio dove gli vennero affidati gli ambulatori.
Cinque anni fa, la nuova avventura come responsabile sia a degli ambulatori sia della day surgery e poi solo della day surgery in verticale espansione: « In cinque anni ho visto crescere con numeri impressionanti questo reparto – spiega Martino Cantore che ha lasciato nelle mani del giovane Andrea Ambrosoli la gestione del reparto – con 5 sale chirurgiche, 24 letti e 6 poltrone. È stata indubbiamente la mià più grande soddisfazione professionale, soprattutto quando abbiamo riunito tutta l’attività, spostandola dal Del Ponte».
Martino Cantore lascia l’azienda con una punta di dispiacere: «Il clima non è più quello di una volta. Sono cambiate molte cose. Oggi c’è troppa politica: nelle decisioni i medici hanno poco spazio. Arrivano dirigenti che magari non hanno conoscenza del nostro territorio e non c’è molto confronto».
Ad aggravare la situazione anche la politica di contenimento della spesa che porta a tagliare: « Sono consapevole che il clima e le finanze sono cambiate. Quando io lavoravo in pronto soccorso era tutto diverso: eravamo una squadra di medici con tanti anni di esperienza e dietro avevamo un ospedale molto capiente. C’era persino la medicina a Velate… Mille posti letto, con almeno 200 di geriatria! Oggi, questo ospedale ormai soffre tanto. Da anni non si parla più di una programmazione seria , che valuti le necessità e le opportunità. Molte realtà, per esempio, investono sulla week surgery: ma a Varese tutto ciò si ignora»
Il dottor Cantore saluta i colleghi con un augurio: « Che si possa ritrovare quel clima di serenità e collaborazione che ci ha spinto per tanti anni a venire al lavoro felici e determinati. Occorre un segnale, un rinnovato dialogo tra politici e medici che consideri anche il problema dell’occupazione giovanile…. i nostri ragazzi non hanno opportunità».
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