Il laghetto del rione Bozett è stato dismesso
Dopo le lamentele dei residenti per la scarsa manutenzione dell’area verde, lo stagno che doveva ricordare le origini paludose della zona è stato sostituito da un prato
Il laghetto dell’area verde di via Sant’Ambrogio è stato dismesso. Lo ha deciso la Giunta Comunale che approvato un atto di indirizzo per accogliere la richiesta dei residenti che considerano pericoloso lo stagno artificiale. Il laghetto era stato realizzato durante la costruzione dei complessi abitativi della zona, in ricordo delle origini paludose del territorio. Ma col tempo la manutenzione dell’area verde è stata trascurata e i residenti hanno più volte segnalato la pericolosità del laghetto, oltre a essere, nei mesi estivi, un vero covo per zanzare e insetti. Ora questa decisione accoglie la richiesta dei residenti del rione Bozett.
«Il progetto con il laghetto artificiale presentato dai costruttori durante l’Amministrazione Candiani circa 5 anni fa, certamente lodevole nelle intenzioni, non è stato terminato come previsto sulla carta, ovvero la dotazione di un motorino per smuovere e pulire le acqua – commentano dal gruppo Partecipare Insieme -. Il risultato di questa mancata verifica finale è stato trasformare il laghetto in un area con acqua torbida e paludosa, regno di zanzare e girini. L’incuria l’ha reso anche posto per abbandono nell’acqua di rifiuti ed oggetti vari. Anche la sicurezza ideata ha lasciato da subito evidenti e forti dubbi; infatti, il laghetto era cintato da uno steccato in legno (che col tempo si è anche rotto) solo per una piccola porzione, lasciando a cavalletti rimovibili e siepi non curate il compito di impedire l’entrata pericolosa nelle acqua di persone e bambini».
«La nuova Amministrazione Comunale guidata da Laura Cavalotti – concludono – ha risolto definitivamente il problema eliminando il laghetto e sostituendolo con un prato. Si è cercato di salvare il laghetto, ma la situazione di incuria e degrado non ha permesso di salvare la struttura, purtroppo è passato troppo tempo e i costi di manodopera e riparazioni sono risultati troppo elevati, si doveva intervenire molto prima».
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