“Solo la coscienza del popolo può svegliare quella dello Stato”
Manuel Sgarella ha incontrato l’ex magistrato Feryl Silva. Una chiacchierata di quasi un’ora ma anche una delle ultime tappe del viaggio a Mare Rouge
«Lo Stato ad Haiti è assente, lo deve svegliare il popolo, solo così ottiene qualcosa»: un incontro intenso quello con l’ex magistrato Feryl Silva. Una chiacchierata di quasi un’ora su Haiti e sulla sua esperienza come uno dei tre magistrati che per anni ha guidato il comune di Mol san Nicolà, cui Mare Rouge fa capo. La divisione dei compiti tra i tre magistrati (che si possono riassumere nella figura del nostro sindaco e giunta) è dovuta soprattuto alla grande estensione del territorio, dalla costa di Mol alle colline di Mare Rouge, dalla vegetazione della costa alla siccità dei monti. Un territorio enorme dove lo stato sembra proprio essere assente: non c’è coordinamento nelle costruzioni, non c’è controllo, polizia praticamente inesistente. Tutto viene lasciato alla buona volontà delle persone, soprattutto per fare comunità.
«Si tende a isolarsi – racconta Feryl -, ma senza confronto e crescita comune non si va da nessuna parte. Lo Stato non si ricorderà mai di queste terre se il popolo non si fa sentire». L’ex magistrato è rimasto in carica fino al 2012 e oggi vive a Mare Rouge. «Si deve convincere più lo Stato a intervenire più spesso perché se aspettiamo e basta non arriva nulla. La gente deve prendere coscienza di sè come comunità per svegliare lo Stato anche solo per le esigenze primarie come la scuola, la formazione, la difesa dell’ambiente».
Negli ultimi anni racconta che la situazione è leggermente migliorata: grazie alla richiesta popolare è arrivata una stazione di polizia e un tribunale popolare. «Prima non esistevano applicazioni delle leggi se non con un sorta di “fai da te” – prosegue l’ex magistrato -. Se uno veniva sorpreso a rubare era la popolazione che si faceva giustizia da sola, a volte in modo esagerato e inumano. Oggi è diverso, ma lo si è ottenuto solo perchè c’è stata una forte richiesta dal territorio. Si deve costringere i parlamentari a non rimanere in capitale, ad ascoltare le persone che li hanno eletti».
Feryl è oggi ancora attivo nella comunità di Mare Rouge: fin dall’inizio è uno dei sette membri del comitato che gestisce l’acquedotto. «I comitati sono importanti, ce ne sono molti. Servono a tenere la gente informata e a coinvolgerla nella gestione della vita cittadina. Come magistrato ho cercato di essere presente il più possibile, ma non è facile. A volte ti devi scontrare con pericoli non solo della politica, ma anche con pericolosità che arrivano dal popolo non soddisfatto. Haiti è un paese troppo povero per risollevarsi da solo, ha ancora bisogno dell’aiuto dall’estero, ma questo non deve schiacciare la popolazione. Che, invece, deve essere responsabilizzata».
L’ex magistrato porta come esempio proprio la costruzione dell’acquedotto, un’opera pubblica realizzata dalla Parrocchia sant’Anna con l’aiuto di volontari internazionali e manovalanza del paese. «L’acquedotto ha aperto gli occhi – spiega -, questa presenza degli italiani è positiva e straordinaria. Non solo dal punto di vista materiale, ma come stimolo alla popolazione a emergere, a capire che si può uscire da questa situazione, ma che bisogna volerlo tutti e impegnarsi insieme».
Feryl Silva lancia anche un doppio messaggio, come politico e come uomo che ama la terra dove vive: «Il primo messaggio è al mondo: si deve continuare ad aiutare Haiti non solo economicamente ma creando rapporti positivi, sorreggendo la popolazione e camminando con lei. L’altro messaggio è al popolo haitiano: deve credere di più che si possono fare le cose insieme. Dobbiamo sostenere la gente del posto perché ci rappresenti attraverso lo Stato. La vita sociale è la dimensione ideale dove crescere, dove far nascere lo sviluppo e costruire un futuro».
Leggi il blog – Verso Haiti
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