Alle Azalee parte l’avventura del Malpensa Rugby
Domenica sera la prima partita in casa (vinta): la società sta investendo molto alle Azalee, metterà un custode e ricaverà anche nuovi campi d'allenamento. E domenica c'è l'open day per i bambini
La prima partita in casa nello stadio di Gallarate, il Malpensa Rugby l’ha vinta alla grande: 27-10 contro il Voghera. A rendere curiosa la prima giornata in casa, anche lo spostamento dell’orario: dalle 15.30 alle 18.30. «C’era una partita del calcio femminile, abbiamo spostato la partita più tardi per venirci incontro» dice Claudio Bartoli, presidente dei rugbisti che hanno trovato casa allo stadio "Azzurri d’Italia" di Gallarate, più noto come stadio delle Azalee. È domenica sera e fa un bel freddo, allo stadio di Gallarate: le calciatrici del Brixen s’imbarcano sul pullman che le riporterà a casa dopo la partita con la sempreverde squadra di calcio gallaratese delle Azalee. Intanto risuonano le urla del riscaldamento dei giocatori di Rugby. «Hurrah!», gridano le due squadre, prima del calcio d’inizio e dopo il minuto di silenzio per il rugbista Alberto Cigarini, morto in Florida pochi giorni fa.
Il Malpensa Rugby è approdato a Gallarate
prima dell’estate. L’esperienza viene dallo storico Busto Rugby, ma dietro c’è la voglia di trovare sempre più giocatori e supporter: «La scelta del nome di Malpensa Rugby è importante perché c’è un interesse che viene anche da altri Comuni della zona, dove ci piacerebbe avere campi per i bambini più piccoli», spiega ancora il presidente Claudio Bartoli. Le squadre dei più piccoli si allenano ancora al campo del Gerbone a Olgiate Olona, mentre le partite ufficiali si giocano alle Azalee, che è anche terreno di allenamento per la prima squadra, due volte a settimana. La società ha iniziato a investire molto sulle Azaleee:
«Abbiamo risistemato alcuni ambienti e presto partiremo con la sistemazione di un terreno inutilizzato, da recuperare per i campi di allenamenti, in modo da non giocare sempre sul campo principale». Intanto sono stati installati i rubinetti per pulire i tacchetti, si è allestita la "club house" dove ritrovarsi e dove spillare birra in quantità, anche per i tifosi, senza timori: nel rugby si sostiene la propria squadra e sugli spalti le due tifoserie convivono benissimo, con una pinta in mano e senza insulti ad arbitri o avversari. E a fine partita i giocatori vanno al "terzo tempo", il ristoro finale offerto dalla squadra di casa, ospitato in una tenda con tavoloni sul retro delle tribune.
Lo stadio di Gallarate è un vero stadio, è questo che
fa la differenza. «Su 50 squadre in Lombardia ne abbiamo forse tre in tutta la Regione con strutture come questa». A novembre ci sarà anche il primo match internazionale tra i rugbisti "anziani" della squadra detta "Broc" e una squadra in arrivo dalla Francia. «L’amministrazione comunale di Gallarate ha impostato un gran discorso sugli sport minori, anche per noi è una scommessa nostra prendere in gestione un campo di questo tipo», dicono ancora i responsabili. «Ma siamo aiutati dai numeri, con presenza in tutte le categorie: 220 atleti, ma contiamo di allargare ancora il numero». La scommessa si traduce in nuovi campi da recuperare (nella foto a sinistra),
ma anche nella presenza di un custode fisso che garantisca sicurezza agli ambienti. Lo stadio rimane comunque aperto a varie discipline: «L’atletica per esempio si allena sull’anello esterno al campo, che difficoltà c’è a convivere? Anche con le altre squadre ci dividiamo gli spazi, come questa sera con il calcio: abbiamo spostato la partita e risolto per tempo il problema». Insomma, ci si sforza di evitare quei conflitti che spesso vengono fuori quando si parla di "sport minori" che trovano una nuova casa (e che a Gallarate hanno avuto già anche qualche eco in politica).
Le porte da rugby (quelle grandi a forma di H) stanno davanti a quelle da calcio, quindi devono essere messe prima di ogni allenamento o partita e poi tolte. Il contributo dei genitori non manca: «Dietro c’è comunque davvero l’ energie e volontà delle persone, tempo donato per questo sport. È davvero un gioco di squadra, dove ognuno ha il suo ruolo», spiega Valeria Rigolio, mamma di un rugbista undicenne e addetta alla comunicazione del gruppo. È lei che sta seguendo anche l’open day fissato per sabato 19 ottobre, aperto a tutti i bambini, dalle 10 alle 16.
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