Chi è Domenico Cutrì, l’uomo evaso da Gallarate
Nato nel Magentino da una famiglia di un piccolo paese di Calabria, era in carcere dopo il secondo grado di giudizio, come mandante di un omicidio avvenuto a Trecate
Chi è l’uomo fatto evadere ieri dal tribunale di Gallarate, dopo un violento scontro a fuoco? Domenico Cutrì è nato a Inveruno da famiglia calabrese, ed è cresciuto a Cuggiono, nel Magentino. È finito in carcere per un omicidio del 2006, avvenuto a Trecate: secondo quanto stabilito dalle sentenze dei processi di primo grado (nel 2011, a Novara) e d’appello (a Torino, nel 2012), Cutrì è il mandante dell’omicidio di Lukasz Korbzeniecki, un magaziniere di 22 anni, italo-polacco, ucciso in via Garibaldi, nel centro storico del paesone tra Novara e il Ticino. Il giovane fu ucciso da colpi sparati da un’auto in corsa, che sarebbe stata guidata dallo stesso Cutrì: a sparare fu – sempre secondo le sentenze – Manuel Martelli, un suo amico.
Le motivazioni dell’omicidio sarebbero state legate alle attenzioni di troppo riservate dal giovane polacco alla compagna di Cutrì. Quello che un tempo si sarebbe definito sbrigativamente "delitto passionale", senza altre motivazioni, ma che in ogni caso offre uno sguardo sulla personalità di Domenico Cutrì. Senza considerare che nel corso del processo – in cui Cutrì era difeso dal celebre avvocato Giulia Bongiorno – si era assistito anche all’intervento di testimoni le cui deposizioni si sono rivelate false (un barista di Trecate è stato condannato a tre anni, in secondo grado, per falsa testimonianza). Un "delitto passionale" o un omicidio che porta alla luce anche la presenza della criminalità organizzata, della ‘ndrangheta? Di sicuro, Domenico Cutrì non era un personaggio di peso, non era certo un boss. I Cutrì sono originari di Melicuccà (Reggio Calabria, vicino a Sinopoli), ma al di là di qualche intemperanza, prima dell’omicidio di Trecate il nome Domenico non era mai emerso, anche se nel suo passato ci sarebbe anche qualche contatto con la famiglia Barbaro, egemone a Buccinasco-Corsico.
A Gallarate Cutrì era sotto processo per una storia di assegni falsi e di furti d’identità: un affare (con alcuni soci) da 180mila euro, acquisti fatti in modo illecito spacciandosi per altre persone, una vicenda di molti soldi, ma non certo di grande spessore criminale.
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