Diaspora dei 5 Stelle, Catalano passa al gruppo misto
Nel giro di 24 ore i tre rappresentanti del Movimento 5 Stelle bustocchi nelle istituzioni hanno deciso di lasciare, ognuno a suo modo. Bignami e Sablich si dimettono mentre Catalano prosegue la sua esperienza alla Camera
Il Movimento 5 Stelle perde un altro pezzo. Il deputato bustocco Ivan Catalano è passato ufficialmente al Gruppo Misto dopo mesi di tensioni e frizioni sia con i colleghi che con una buona parte della base dei militanti della provincia di Varese. Catalano aveva espresso ieri (mercoledì) in un post sul suo blog, lo sconcerto e la contrarietà alle decisioni prese dall’assemblea dei parlamentari del movimento in merito all‘espulsione dei quattro senatori Bocchino, Campanella, Orellana e Battista per quello che definisce "un reato d’opinione" ovvero aver criticato il modo in cui Grillo ha condotto le consultazioni con Renzi.
I dissapori tra Catalano e il Movimento erano però già noti da tempo: il deputato era stato accusato di non aver restituito parte dei soldi della diaria, cosa che poi ha fatto dopo che era scoppiato il caso, e di non aver spiegato le motivazioni agli attivisti di Varese che ne avevano chiesto le dimissioni. In un’altra occasione era andato contro il capo politico per la vicenda dei cosiddetti consulenti per la programmazione neurolinguistica (Pnl) che sarebbero stati affiancati ai deputati da Casaleggio per formare dal punto di vista comunicativo i parlamentari pentastellati.
Nel volgere di 24 ore, dunque, i due esponenti bustocchi eletti in parlamento per il Movimento 5 Stelle non ne fanno più parte, dopo l’addio annunciato ieri dalla senatrice Laura Bignami che, però, ha presentato le dimissioni da senatrice. Il terremoto bustocco ha avuto riverberi anche in consiglio comunale con l’addio annunciato da Giampaolo Sablich (marito della Bignami, ndr) al ruolo di consigliere dopo quasi tre anni. Ecco cosa ha pubblicato oggi sul sito www.bustoa5stelle.it
Poi abbiamo fondato il Movimento, accettando un simbolo unico e condiviso. Il Beppe alle riunioni lo diceva: oggi siete nei comuni e domani sarete in parlamento..
Ne è seguita l’accettazione di uno stillicidio di ripetute affermazioni, diventate regole, qualcuna saggia, qualcun’altra volta solo ad evitare una sana crescita politica e a bloccare la maturazione interna di molti. Un solo garante, trasformatosi da megafono e leader ed ora a capo indiscusso e indiscutibile. Un garante illuminato e coordinato con fermezza dall’amico che predica bene (condiviso quasi in toto nel merito), ma razzola diversamente, pauroso che la creatura si alzi in piedi e vada con le proprie gambine, votando i propri programmi ed il proprio autogoverno. La politica delle espulsioni è stata l’inizio di un cambiamento che non ho condiviso e che con gli ultimi avvenuti ha superato la misura. Dopo oltre cinque anni di intenso lavoro è il momento di fermarsi e prendere commiato da ciò che il movimento è diventato, con le elezioni nazionali del 2013.
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