La non-caserma di via Bellini, una vicenda bipartisan

Una ricostruzione di quanto avvenuto dal 1997 ad oggi attorno alla vicenda della nuova caserma dei carabinieri di Busto Arsizio. Il risultato: a quasi dieci anni dall'ultimazione dei lavori i militari bustocchi non ci sono mai entrati


La storia della nuova caserma dei carabinieri di via Bellini è un tipico pasticcio all’italiana nel quale dopo anni, oltre dieci, è difficile districarsi senza scrivere qualcosa di errato. Partiamo da come la ricostruì Marco Reguzzoni nel 2008, quando era deputato, in un’interrogazione e attraverso una serie di articoli pubblicati da Varesenews negli anni.

La Compagnia e la Stazione dei Carabinieri di Busto Arsizio, sono da tempo collocati in un edificio di 2.065 mq con aggiunta di 425 mq per box, concesso in affitto dalla Provincia di Varese, che ne è proprietaria, al Ministero dell’Interno, il tutto per un importo annuo attuale di 17.559,53 euro. Nel 1997 il Comando Provinciale dei Carabinieri Varese fece presente al Ministero dell’Interno, tramite la Prefettura, la necessità di una diversa sistemazione dei propri Comandi territoriali a Busto Arsizio e proponeva l’affitto di un nuovo immobile che sarebbe stato allo scopo costruito dalla Società privata Firex s.r.l.  Nel 2000 (governava il centrosinistra ndr) l’assenso del Ministero dell’Interno alla proposta di affitto del nuovo immobile, ampio ben 5.898 mq, per un canone allora stimato dall’UTE in 650 milioni di vecchie lire. Nel 2001 la Firex s.r.l. stipulava poi una convenzione con il Comune di Busto Arsizio avente ad oggetto la concessione di un’area di proprietà comunale per costruire un edificio destinato ad “attrezzature di interesse generale” e che avrebbe ospitato i locali Comandi dei Carabinieri, da concedere poi in affitto al Ministero dell’Interno.

Il 2 agosto del 2001 sono iniziati i lavori di costruzione della nuova caserma. Nell’autunno dello stesso anno la Prefettura di Varese informava Edlteco s.r.l., nel frattempo subentrata alla Firex s.r.l., che sopraggiunte disposizioni pervenute dal Ministero dell’Interno (nel frattempo il governo era cambiato, da centrosinistra a centrodestra ndr) in tema di locazione di immobili impedivano di stipulare nuovi contratti che comportassero incrementi di spesa rispetto a quelli in essere e che pertanto, poiché il canone d’affitto per il nuovo stabile era superiore a quello per lo stabile fino ad allora occupato, le trattative non sarebbero proseguite. La Edilteco sospendeva quindi i lavori che successivamente, spontaneamente, riprendeva, fino a completare l’edificio alla fine del 2005. E di nuovo problemi, come ammettevano gli stessi Carabinieri nel gennaio 2006: mancavano i fondi per il trasferimento nella nuova sede.
Ad oggi la situazione è di stallo, con i Carabinieri allocati nell’edificio di proprietà provinciale, oggetto negli scorsi anni di lavori di parziale sistemazione, ed il nuovo stabile inutilizzato, stante l’indisponibilità del Ministero dell’Interno ad assumerlo in locazione per l’importo richiesto, nettamente superiore a quello in corso di pagamento. In pratica, è la sconfessione dell’accordo di partenza: ciò che andava bene al Ministero nel 2000 non è più andato bene dal 2001 in poi, segno dei tempi di magra delle pubbliche finanze.
Dal 2005 al 2014 nulla è riuscito a rimuovere l’ostacolo iniziale e lo scaricabarile si è fatto sempre più evidente tra società costruttrice e ministero. In mezzo l’amministrazione comunale che a più riprese ha cercato di intessere relazioni che portassero allo sblocco dello stallo e al trasferimento dei militari da piazza XXV Aprile a via Bellini. 


Nel 2010 l’amministrazione si era detta disponibile, in accordo con Villa Recalcati, a presentare entro il primo di ottobre un piano per il quale il Comune avrebbe acquistato l’immobile di via Bellini mentre alla proprietà (Firex Edilteco, ndr) sarebbe dovuta andare l’area della vecchia caserma, opportunamente rivalutata e con un cambio di destinazione d’uso appetibile. «Siamo giunti a questa soluzione per chiudere definitivamente questa annosa vicenda e dare una sistemazione degna alla compagnia dei Carabinieri di Busto Arsizio» – disse Giampiero Reguzzoni – ma le cose non andarono in quella direzione e nel 2011, dopo l’intervento di Striscia la Notizia si ritornò a parlare di una convenzione tra proprietà della caserma, Comune, Provincia e Ministero per la permuta delle aree che era stata solo abbozzata e mai realizzata.
Infine è stato il turno dei ladri che nel 2012 sono entrati per fare razzia di termosifoni e porte blindate, decretando l’inizio del declino di un edificio rimasto chiuso per 9 anni senza mai essere stato usato per il fine con cui era stato costruito. Gli uomini della Benemerita restano negli angusti e vetusti spazi di piazza XXV Aprile, sempre pronti a fare il loro dovere anche quando lo Stato non è in grado di metterli in condizione di lavorare serenamente.

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Pubblicato il 04 Marzo 2014
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