Lezioni con Youtube, Itunes e podcast. Questo è il futuro

La tecnologia non basta per innovare la didattica. Occorre anche un grande balzo culturale per imparare le regole di internet: sperimentare e socializzare

Innovare la didattica, svecchiare la classe frontale, rivoluzionare il modello di apprendimento. Sono questi alcuni dei vantaggi che l’innovazione porta con sè. Lavagne multimediali piuttosto che i tablet assegnati a ogni studente, cambiano il modo di stare in classe e l’apprendimento si dilata in modo esponenziale.

Nell’ultima circolare ministeriale sui libri i testo si dà il “via libera ufficiale” al book in progress, i libri fai da te partiti dal liceo Majorana di Brindisi che hanno convinto subito l’Ite Tosi di Busto per poi espandersi a macchia d’olio fino a coinvolgere, oggi, circa 120 scuole in tutt’Italia di cui una decina nella nostra provincia: « Siamo abbastanza soddisfatti – spiega Benedetto Di Rienzo uno dei promotori del book in progress – L’introduzione di questi libri era già sostenuta dai Ministri Profumo e Carrozza per cui ci aspettavamo qualche indicazione in più. La circolare, invece, li ricomprende ma senza approfondire, senza renderli obbligatori. Si rimanda ancora a linee guida o costi che non ci sono ancora».

Oggi, esistono testi realizzati da gruppi di docenti in quasi tutte le materie. Mancano solo libri di tedesco e spagnolo: « A livello locale – ricorda Di Rienzo -. i docenti dei licei di Gallarate hanno contribuito alla realizzazione del testo di geografia, mentre l’insegnante dell’Ite Tosi ha coordinato il libro di italiano. Perchè il sistema vada a regime occorrerebbe che l’Indire mettesse a disposizione un “repository” dove mettere tutti i materiali che i professori creano per allargare la piattaforma ell’interscambio».

Ed è proprio il confronto e il lavoro di equipe che ha convinto la dirigente dell’Ipc Verri di Busto Eugenia Bolis a condividere questa esperienza: « Uscire dalla propria classe, confrontarsi, scambiare opinioni: è questo il valore vero dell’esperienza. Io ho dato libertà ai diversi dipartimenti di aderire o meno: in alcuni casi ci sono ottimi risultati, in altri sono emerse difficoltà. Ritengo, però, l’esperienza positiva anche alla luce dell’aumento dell’IVA del 22%, una follia se consideriamo che sono libri di scuola». 

La tecnologia è importante ma perchè la scuola diventi 2.0 occorre anche cambiare l’approccio didattico: ci sono diversi sistemi per innovare la tradizionale lezione frontale. Ne sa qualcosa Luca Piergiovanni, una passione per tecnologia e sperimentazione. È reduce da un congresso a Barcellona dove ha progettato con 120 insegnanti di tutto il mondo nel “Global Educational Forum”. Un’esperienza innanzitutto umana ma anche professionale: « Ero in team con colleghi del Brunei, della Giordania, della Russia e dell’Ucraina – dice Piergiovanni – Io credo che per sperimentare la tecnologia dobbiamo modificare il nostro modo di pensare. Dobbiamo aprirci al confronto, allo scambio alla condivisione. Gli insegnanti devono coinvolgere gli studenti e renderli protagonisti: i ragazzi creano la lezione e la mettono a disposizione dei coetanei. Con la metodologia della "flipped lesson" la didattica è ribaltata: sono gli studenti a salire in cattedra. In altri stati, la tecnologia è parte integrante della scuola: ma non possiamo generalizzare perché ogni società ha bisogno di un proprio modello. Quindi, la tecnologia è ottima se viene usata in modo ponderata, se la si conosce abbastanza da riconoscerne i vantaggi e i limiti».

Le potenzialità sono infinite, in rete si trovano informazioni di ogni tipo « Noi docenti siamo chiamati a formare il cittadino digitale di domani.  Dobbiamo insegnar loro a gestire il flusso di informazioni: distinguere una notizia vera da una falsa, una fonte attendibile da una che non lo è. Youtube è una scuola aperta: si trovano materiali di ogni livello. Itunes ha migliaia di lezioni a cui i ragazzi possono accedere per approfondire, ripassare, ripetere. Esistono piattaforme di elearning ove ritrovarsi per scambiare opinioni e conoscenze. Ogni momento della giornata è favorevole all’apprendimento, seduti comodamente sul divano, o mentre si è in treno o in autobus: basta una lezione scaricata con il podcast. Il segreto è proprio la condivisione: non esiste l’autodidatta. Oggi la didattica migliore è quella che parte dalla sperimentazione: “learning by doing” e che si ispira al connettivismo sociale». 

Non basta un tablet per fare una scuola 2.0: « È un percorso lungo perchè richiede un approccio culturale nuovo. In Lombardia siamo molto fortunati perchè si investe tanto. Non solo nella tecnologia ma anche nella formazione. Siamo in cammino…»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Marzo 2014
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