Il legale della Bossi: “Perchè il sequestro è arrivato dopo?”

Tiberio Massironi difende la fonderia di Gallarate finita sotto sequestro: "Se la situazione era così grave perchè non hanno immediatamente sequestrato il capannone?". Lo stop metterebbe a rischio un indotto da 800 posti di lavoro

«Nessuna trappola! Se fosse stata una "trappola" perchè l’Asl e il Nucleo ispettorato del lavoro dei Carabinieri il 27 marzo stesso, giorno del grave infortunio, non hanno proceduto al sequestro? Perchè nel verbale di prescrizioni del 4 aprile hanno dato alla Bossi srl l’alternativa di utilizzare le macchine adottando "idonee precauzioni, anche di tipo temporaneo"?». L’avvocato Tiberio Massironi, che difende la fonderia gallaratese, non ci sta e replica a Procura e polizia giudiziaria che hanno diffuso oggi le foto dell’interno del capannone a sostegno della tesi di mancanza di sicurezza sul luogo di lavoro. L’avvocato del foro di Busto Arsizio aggiunge: «Non solo. Dal 14 novembre 2012 al 9 settembre 2013 la Bossi srl è stata oggetto di una lunga verifica nelle sedi "operativa e amministrativa" durante le quali è stato sentito anche il lavoratore infortunato, dipendente non della Bossi srl, ma di una cooperativa, che ha prodotto ben 7 ispezioni. L’esito di questa verifica? Una sanzione di 100 euro».

Per quanto riguarda la prevenzione incendi Massironi fa altre due considerazioni: «La prima è che i Vogoli del Fuoco di Varese l’8 aprile hanno scritto alla Fonderia e immediatamente la Bossi srl si è attivata incaricando un professionista (ben nove giorni prima del sequestro); la seconda è che le prescrizioni dei Vigili del Fuoco di Varese sono state notificate il 17 aprile alle ore 17.00 a sequestro ormai avvenuto».

Al legale appare del tutto evidente che «le misure adottate dal PM e la successiva convalida del Giudice per le indagini preliminari (contro le quali non vi è rimedio alcuno) siano state eccessive e fortemente penalizzanti per l’Azienda sia perchè la medesima aveva posto in essere le misure temporanee per la sicurezza e stava ponendo in essere anche quelle definitive, sia perché i controlli precedenti all’infortunio non avevano rilevato situazioni di criticità e, soprattutto, in circa 60 anni di vita non aveva dato causa ad infortuni di tale gravità».

«Queste ragioni –  a detta di Massironi – potrebbero giustificare un riesame avverso il decreto di sequestro del Gip (unico atto impugnabile), ma, sia i tempi (incompatibili per la vita dell’azienda e dei clienti e fornitori con un indotto di 800 lavoratori) di simile iniziativa, che la volontà dell’Azienda di adempiere alle prescrizioni imposte, senza con ciò abdicare al suo diritto di difesa, hanno indotto ad adottare scelte differenti. Scelte che sono indirizzate a definire rapidamente questa vicenda, a tutelare i trenta lavoratori e le loro famiglie che da anni svolgono la loro attività presso la Bossi Giulio srl».

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Pubblicato il 29 Aprile 2014
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