Caso Uva, la difesa di uno dei carabinieri chiede il giudizio immediato

Per uno dei difensori dei carabinieri imputati, Fabio Schembri, il dibattimento infatti è necessario perché gli imputati possano dire la loro su «un pestaggio che non c'è mai stato». Anche i famigliari chiedono lo stesso rito

 La difesa di uno dei carabinieri imputati nel caso Uva ritiene che sulla vicenda dell’artigiano di 43 anni, morto ospedale il 14 giugno del 2008, dopo essere stato trattenuto in caserma a Varese, sia necessario un dibattimento con il giudizio immediato.
Per uno dei difensori, Fabio Schembri, il dibattimento è necessario perché gli imputati possano dire la loro su «un pestaggio che non c’è mai stato». Ma il giudizio immediato lo chiedono anche i famigliari di Uva per i quali  il processo è necessario dopo «sei anni di inerzia delle indagini» del pm Agostino Abate nei confronti del quale l’avvocato Fabio Anselmo – legale anche della famiglia di Federico Aldrovandi, il ragazzo di Ferrara per la cui morte sono stati condannati definitivamente quattro poliziotti – preannuncia un azione di responsabilità per fatto illecito.
Lunedì, davanti al gup Stefano Sala, sarà messo un primo punto fermo su una vicenda costellata di feroci polemiche, processuali e anche mediatiche, tra Abate e i famigliari di Uva ma anche tra il pm e il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Battarino che aveva respinto la richiesta di archiviazione per i componenti della forze dell’ordine.

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Pubblicato il 17 Maggio 2014
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