Il segreto del coworking? È semplice

Massimo Carraro, ospite al Faberlab ha parlato di Cowo, la rete di coworking che oggi conta 97 spazi in tutta Italia

«Se il coworking sta avendo tanto successo, è perché si basa su un’idea semplice». Massimo Carraro, inventore insieme a Laura Coppola, di Cowo, riassume così il concetto che sta dietro a questa metodologia di lavoro: uno spazio condiviso da professionisti che non dividono solo un luogo di lavoro, ma anche il proprio bagaglio culturale e professionale.

Ospite del Faberlab di Tradate per l’evento "Tutto quello che avreste voluto sapere sul coworking ma non avete mai osato chiedere…", Carraro ha spiegato al pubblico come è nato e come si è sviluppato Cowo; una rete che oggi conta in Italia 97 spazi di coworking in 57 città, di cui ben 27 in Lombardia.
«Nella nostra esperienza non solo le Startup o le imprese innovative scelgono il coworking come metodo di lavoro. Chiunque puó farlo. I vantaggi? Uno spazio conveniente in cui fare conoscenze utili per se stessi e per gli altri».

Secondo Carraro infatti il coworking non è, come spesso viene dipinto dai media, solo una soluzione economica ai costi di un ufficio, bensì una vera e propria esperienza di vita.
«Uno dei problemi legati ai liberi professionisti, o ai freelance, è la solitudine.
Con il Coworking questo "inconveniente" non esiste. La convergenza della idee e dei contatti sono alla base di questo progetto, così come l’informalità e la leggerezza. Chiunque può entrare gratuitamente in questi spazi e imparare qualcosa. Non è poco in un’epoca in cui è difficile anche solo avere un colloquio di lavoro».

E gli inconvenienti? I permessi? Il rumore? La paura di essere spiati dal vicino di scrivania?
«Noi diciamo toglietemi tutto ma non il wi-fi, per tutto il resto c’è rimedio». E la privacy? «È un problema che sorge all’inzio dell’esperienza di coworking – dice Carraro – vi posso garantire che in sei anni di esperienza non ho mai incontrato dei male intenzionati. Un problema potrebbe essere il rumore, ma è sufficiente che chi gestisce lo spazio sia un attimo attento. Poi è vero l’open-space non è un totem intoccabile, la soluzione migliore è quella di attrezzare lo spazio anche con una saletta privata». La figura su cui ruota il coworking è il gestore che da vita allo spazio. Deve essere attento e preparato, magari seguendo le istruzioni che Cowo fornisce sul proprio sito internet.
«È ovvio – aggiunge – che bisogna anche essere un po’ selettivi nella scelta dei proprio compagni di lavoro. Se due persone hanno bisogno di una postazione, ma uno porta una torta mentre l’altro non porta mai nulla, be’ la postazione la diamo a quello che porta la torta».

Dal pubblico piovono domande sull’aspetto legale e gestionale. «Siamo tutti atterriti dal fisco, dalle troppe regole, dai vincoli burocratici – conclude Carraro – con Cowo abbiamo cercato di rendere più leggero e più semplice le procedure per aprire nuovi spazi di coworking. Abbiamo studiato le leggi, preparato i contratti e appurato le pratiche per avviarlo con semplicità, in modo legale e senza troppi inconvenienti e vi posso garantire che è più facile di quanto non sembri».


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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Maggio 2014
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