Studenti con la valigia: la vita in un anno

Sono 3.300 gli studenti italiani che decidono ogni anno di trascorrere un periodo di studio all'estero. Tra le associazioni più attive in questo campo c'è Intercultura nata, con scopi umanitari, nel 1914

"Exchange is not a year in a life, it’s a life in a year". Catapultati molto spesso dall’altra parte del mondo, una valigia di 20kg e passaporto in mano, tanta fame di esperienza e di aprire i propri orizzonti. Gli "exchange students", studenti che decidono di spendere un anno della loro carriera scolastica all’estero, sono gli esploratori dei nostri giorni: coraggiosi e determinati, partono alla scoperta di nuove culture, tradizioni e stili di vita. Un mix di ingredienti che determina una notevole apertura mentale verso il mondo che li circonda. Non è un caso che l’Unione Europea abbia deciso di finanziare maggiormente i programmi di studio all’estero, come ad esempio l’Erasmus, che nell’ultimo anno scolastico ha fatto registrare un record assoluto di iscritti (270mila). 

Lo stesso MIUR (Ministro della Pubblica Istruzione), nella nota prot. 843 intitolata “Linee di indirizzo sulla mobilità studentesca internazionale individuale”, invita le scuole a "sostenere sia gli studenti italiani partecipanti a soggiorni di studio e formazione all’estero sia gli studenti stranieri ospiti dell’istituto". 

Tra gli enti protagonisti ha un ruolo chiave Intercultura, leader negli scambi culturali, che da oltre 50 anni permette a ragazzi frequentanti un istituto superiore di vivere un anno all’estero. Quest’anno festeggia i 100 anni dalla sua fondazione. Correva l’anno 1914, poco prima dello scoppio della Grande Guerra, quando Julien Green e Malcom Cowley decisero di fondare un servizio di ambulanze a Parigi collegato all’ospedale americano aperto nella capitale francese: l’American Field Service (AFS). Dalla sanità all’educazione: Francesi e Americani iniziarono a comprendersi a vicenda, e nacque l’idea di istituire borse di studio affinchè ragazzi provenienti dai due stati potessero studiare ciascuno nel paese dell’altro. Nel 1955 nasce in Italia l’AFS Associazione Italiana, oggi nota come Intercultura, che può far affidamento su una rete di migliaia di volontari, pronti a dedicare il loro tempo per preparare i giovani in partenza e integrare quelli da ospitare.

Una ricerca Ipsos nel 2011 valutava una media di circa 3.300 all’anno di studenti liceali italiani che trascorrono un anno di studio all’estero. Ancora pochi, se si fa un paragone con i parietà tedeschi ad esempio (ben 15000), ma comunque significativi.  Non solo programmi annuali. Intercultura offre una vasta gamma di piani di studio: estivi, bimestrali, trimestrali, semestrali. 52 paesi tra cui scegliere. L’imbarazzo della scelta. 

Ci si può iscrivere a partire dai primi di settembre fino a metà novembre, successivamente hanno luogo le selezioni. Una buona media scolastica negli ultimi due anni e buona motivazione nello studio sono i requisiti minimi per poter partecipare. L’associazione mette a disposizione diverse borse di studio per i vari programmi (tranne quelli estivi), venendo incontro agli onerosi costi. Il partecipante può scegliere la propria destinazione stilando fino ad un massimo di 10 paesi, in ordine di preferenza. Una volta concluse le pratiche burocratiche, è tempo di formazione. Diversi incontri con i volontari servono a preparare il candidato al meglio in vista della partenza.

È un momento per esporre le proprie (più che giustificate) preoccupazioni, condividere le proprie emozioni e fare nuove conoscenze. Il passo dalla decisione alla partenza è brevissimo, e in men che non si dica è già ora di preparare i bagagli.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Luglio 2014
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