Uccise il padre con una coltellata, chiesti 16 anni per Joao
Il sostituto procuratore Nadia Calcaterra ha chiesto il massimo della pena per il 23enne, calcolando il rito abbreviato e le attenuanti. Il giovane angolano colpì Lucas Cassanga al petto dopo una lite
Sedici anni di carcere. Questa è la richiesta di pena da parte dell’accusa per l’angolano Joao Dungo Cassanga, il 23enne che la notte tra l’1 e il 2 agosto del 2013 ha ucciso il padre, Lucas Cassanga, nella loro abitazione di via Pindemonte 1 a Busto Arsizio. Davanti al giudice per l’udienza preliminare Alessandro Chionna, il pubblico ministero Nadia Calcaterra, ha chiesto il massimo della pena per omicidio volontario tenendo conto del rito abbreviato e delle attenuanti che sono la giovane età e l’immediata confessione delle proprie responsabilità. Il giovane, presente nell’auletta al secondo piano del tribunale insieme all’avvocato Alberto Talamone, non ha fatto una piega. Il suo difensore, invece, ha chiesto la derubricazione a omicidio preterintenzionale. Il giudice ha rinviato la sentenza a mercoledì prossimo.
La vicenda si svolse nella tarda sera dell’1 agosto scorso dopo un’accesa lite, l’ennesima, tra il padre e i due figli. Joao e Rosa, la sorella più giovane, erano stati portati in Italia da Lucas dopo 15 anni dalla nascita del primo figlio. L’uomo, che nel frattempo si era rifatto una vita a Busto Arsizio con una donna italiana, ed era riuscito ad esaudire il suo desiderio di riunirsi ai figli anche per dare loro l’opportunità di vivere una vita migliore e permetter loro un’istruzione adeguata.
Purtroppo il suo desiderio, tanto forte da farlo diventare anche piuttosto severo nei confronti di Joao e della sorella, non era lo stesso dei due che – invece – non sembravano intenzionati a proseguire gli studi e mal sopportavano i rimproveri del padre. Quella sera la lite tra Lucas e la figlia è culminata con un gesto di violenza improvviso del figlio Joao che, impugnato un coltello per tagliare il pane, lo ha conficcato nel petto di Lucas, uccidendolo. La vicenda è stata ricostruita in aula dal sostituto procuratore che – ha raccontato a conclusione della sua requisitoria – non ha visto pentimento nel giovane omicida che nei minuti successivi al parricidio aveva mandato un sms alla fidanzata con scritto: "volevo dirti che ti amo tantissimo e ho ucciso mio padre".
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