Libia, è guerra civile, avanzano i fondamentalisti isalmici

Rappresentanze diplomatiche evacuate, morti per strada e violenze: questi i risultati dei conflitti tra le due f azioni armate

libia fotoRitirati gli ambasciatori dei consolati delle maggiori potenze occidentali dalla Libia, a causa della guerra civile scatenatasi tra i Fratelli mussulmani e la fazione laica guidata da Khalifa Haftar.
Primi sono stati gli Usa, che nella giornata di venerdì 25 hanno fatto scortare i funzionari dell’ambasciata da un convoglio di fuoristrada armati.
L’espatrio ha contribuito a convincere le due fazioni ad una breve tregua, durante la quale la Germania ha chiuso la sua ambasciata, mentre Gran Bretagna, Francia e Italia hanno sfoltito i funzionari ad un numero essenziale, per continuare i lavori di mediazione. Intanto, il conflitto peggiora, le medicine sono in calo e il conto dei morti è 97 persone, che potrebbero essere di più a causa del caos in cui versa lo Stato, vista l’impotenza del governo (Al Jazeera).
Il Guardian incolpa proprio le repubbliche occidentali della situazione venutasi a creare. Quelle Nazioni Unite che avevano autorizzato l’intervento militare, che aveva portato alla morte del Colonnelo Muammar Gaddafi nel 2011. I bombardamenti da parte dei Paesi occidentali era stato fortemente voluto dal presidente francese Sarkozy, e la morte del dittatore fu vista all’epoca come il segno di un “futuro forte e democratico”. Tuttavia, a tre anni dalla scomparsa del dittatore Libico, la situazione a Benghazi e Tripoli non sembrerebbe quella di una repubblica dalla forte democrazia.
Le radici di questo conflitto riguardano dinamiche che girano attorno al Congresso Nazionale Generale (GNC), organo creato dopo la dipartita di Gaddafi. Era il maggio 2013, quando, sotto minacce da parte di milizie filoislamiche al GNC, passava la Legge d’Isolazione Politica. La norma stabiliva che a chiunque avesse avuto un qualsiasi legame con il regime di Gaddafi, non fosse permesso di far parte del nuovo governo. Tuttavia, molti del maggiore partito Libico, l’alleanza delle forze nazionali (NFA), era in passato un funzionario del regime. Così, il conflitto si è diventato una guerra di islamici contro infedeli, che hanno cominciato a boicottare la politica nel congresso.
Uno tra tutti Khalifa Haftar: autore di una campagna denigratoria e militare contro i mussulmani in Libia, definiti “terroristi” ed “estremisti” senza fare alcuna differenza tra politici e milizie. Il militare combatteva a fianco di Gaddafi nella rivolta contro il re Idris nel ’69 e, dopo la disfatta dell’invasione in Ciad, è passato all’opposizione, anche aiutando la CIA durante il suo soggiorno in America. Nel 2011 è tornato in Libia a maggio 2014 ha dato il via alla guerra civile attaccando una serie di basi delle milizie islamiche a Bengasi. Gli attacchi, sia aerei che di terra, si sono concentrati anche sulle aree del congresso e di vita politica. Il conflitto è dunque causato e fomentato da diverse brigate, formate da ex ribelli ancora in possesso delle armi usate per la prima guerra civile terminata nel 2011. I gruppi armati, a tre anni dalla morte del dittatore, hanno ancora abbastanza potere da poter fare richieste politiche ad un governo incapace di imporre la sua autorità. Questi problemi si sono rivoltati anche sulla produzione di petrolio, che è diminuita da 550.000 barili di petrolio a 440.000 al giorno, venendo a costare al governo libico 30 milioni di dollari.

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Pubblicato il 01 Agosto 2014
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