16 associazioni scrivono all’Assessore: “Riconvertiamo Accam”
Con una lunga lettera inviata all’assessore Terzi associazioni e comitati auspicano che la Regione continui nel suo piano di riduzione degli inceneritori e chiedono: “Contribuite economicamente allo smantellamento del vecchio impianto"
Sono 16 le firme in fondo alla lettera che nei giorni scorsi è arrivata all’assessore all’ambiente di Regione Lombardia, Claudia Terzi. Le sigle delle sedici associazioni chiudono una lunga lettera che già dal suo oggetto lascia poco spazio ai dubbi: "Appello delle associazioni e dei comitati ambientalisti per la dismissione dell’inceneritore Accam di Busto Arsizio e la sua riconversione in fabbrica dei materiali".
Nelle pagine della lettera, che vi proponiamo integralmente, le realtà ambientaliste del territorio passano in rassegna quelli che loro individuano come i pregi e i difetti delle due ipotesi oggi al vaglio e quindi chiedono espressamente a Terzi che "la Regione Lombardia confermi la volontà di raggiungere gli obiettivi ambiziosi che si è prefissata in materia di riduzione dei rifiuti e che, per far questo, sostenga l’avvio del progetto della “fabbrica dei materiali” contribuendo con un impegno economico ai costi di smantellamento e bonifica del vecchio impianto".
Le scriviamo la presente per portare alla Sua cortese attenzione gli ultimi sviluppi riguardanti l’impianto di incenerimento dei rifiuti di Accam sito nel Comune di Busto Arsizio.
Come a Lei noto, è attualmente in via di definizione il futuro dell’impianto, attraverso il lavoro di un apposito tavolo tecnico che, quale conclusione della propria attività, ha il compito di proporre i possibili scenari, tra i quali i Sindaci del Consorzio dovranno scegliere.
In particolare, a seguito dell’ultimo incontro, svoltosi il 9 ottobre u.s., sono emerse essenzialmente le due seguenti ipotesi:
a) il revamping di una singola linea dell’inceneritore e la contestuale attivazione di un impianto di selezione;
b) la dismissione dell’impianto di incenerimento e la sua sostituzione con la “fabbrica dei materiali”.
Considerata anzitutto la rilevante differenza in termini finanziari per gli investimenti richiesti (oltre 37 milioni per il caso a) e solo 10 milioni per il caso b)), ciò che tuttavia ci preme evidenziarLe è l’enorme divario esistente tra i due scenari individuati.
Nel caso a) Al di là della mancanza di indicazioni circa il mantenimento tale e quale della seconda linea (da utilizzare come impianto di “backup” secondo l’azienda), il nostro territorio, nel quale l’impianto è ubicato, sarà costretto ad essere soggetto per altri 25-30 anni alla pratica dell’incenerimento con i conseguenti danni, ben noti, alla salute e all’ambiente, nonché con un
In aggiunta a tali permanenti criticità, a causa del cd. “Decreto sblocca Italia”, il nostro territorio diventerà una delle “pattumiere di Italia”, in quanto l’impianto , una volta ristrutturato, passerà in categoria R1 e quindi dovrà essere utilizzato al massimo delle sue capacità (compresa anche la seconda linea) per incenerire i rifiuti provenienti da fuori Regione, senza peraltro avere certezza della loro composizione.
Nel caso b) si potrà al contrario realizzare un concreto progetto pilota per la Regione Lombardia, che diventerà in tal modo una delle eccellenze, a livello nazionale ed europeo, nonché un modello da replicare anche in altri territori, senza dimenticare che migliorando i livelli di raccolta differenziata e cercando di ridurre i rifiuti pro-capite, si ha un immediato riscontro in termini di salute e di ritorno economico.
È doveroso ricordare che questi obiettivi, da Lei ribaditi anche in varie occasioni pubbliche quali ad esempio l’incontro dello scorso 11 ottobre presso lo STER di Varese, sono stati fissati dalla Giunta Regionale con l’approvazione della Risoluzione sul decommissioning dove si legge:
“con atto della Giunta, entro 12 mesi dall’approvazione del P.R.G.R., saranno definiti criteri ed indicazioni riguardo alla progressiva e graduale dismissione di impianti di trattamento del R.U.R. non più necessari ai fini del mantenimento dell’autosufficienza regionale, tenendo conto anche delle prestazioni tecnologiche e ambientali degli impianti stessi.”
Siamo consci che lo scenario di dismissione dell’impianto di incenerimento di Accam prevede, oltre ai costi relativi allo smantellamento e alla bonifica, anche ricadute di natura economica e patrimoniale sul bilancio della società Accam spa, e che quindi potrebbe apparire ad una prima valutazione, miope e superficiale, svantaggioso rispetto al programmare ed attuare l’ennesima ristrutturazione.
Tuttavia l’ennesima ristrutturazione significherebbe però rimandare il problema alle prossime generazioni e, a nostro avviso, rappresenterebbe soprattutto una sconfitta politica, prima di tutto della Regione, che si dimostrerebbe non in grado di avere una visione di medio-lungo periodo, e non capace di rispettare gli impegni assunti, e ancor peggio di non saper tutelare il diritto alla salute dei propri cittadini e il territorio lombardo.
Con la presente, siamo pertanto a chiederLe che la Regione Lombardia confermi la volontà di raggiungere gli obiettivi ambiziosi che si è prefissata in materia di riduzione dei rifiuti e che, per far questo, sostenga l’avvio del progetto della “fabbrica dei materiali” contribuendo con un impegno economico ai costi di smantellamento e bonifica del vecchio impianto.
Il nostro territorio, per ciò che ha dato alla nostra Regione e che continua a dare, merita rispetto e merita finalmente il riscatto che deriverà dalla dismissione dell’impianto di incenerimento di Accam e dalla sua riconversione, in linea con i desideri della Giunta Regionale e, a livello europeo, della Comissione UE.
Distinti saluti
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