Sempre meno giovani nelle imprese varesine
L’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Varese sul mercato del lavoro nella nostra provincia, rivela il fenomeno preoccupante di un mancato ricambio generazionale nelle aziende
Non c’è tregua per il mercato del lavoro in provincia di Varese: da dicembre 2013 a giugno 2014, sul nostro territorio si è registrato un calo di dipendenti del – 2,66%; se confrontiamo, invece, il primo semestre 2013 con il primo semestre del 2014 il numero di dipendenti è calato del -0,33% nel 2013 e del -0,29% nel 2014: a gennaio 2014 si hanno 283 dipendenti in meno di quelli presenti nello stesso mese dell’anno precedente. Da dicembre 2013 a giugno 2014, il numero di aziende registra un –4,56%, mentre da gennaio a giugno 2014 le imprese con 1 dipendente registrano un – 4,76% e quelle che occupano da 2 a 4 dipendenti – 2,02%.
Positiva la performance, con un + 4,31%, delle imprese che occupano da 5 a 9 dipendenti.
Questi i primi dati dell’Osservatorio del “Mercato del lavoro nelle pmi e aziende artigiane in provincia di Varese” a cura dell’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Varese. L’analisi, che ha preso in considerazione un campione di 1.686 imprese dell’Associazione varesina e 7.881 dipendenti, si è concentrato su un arco temporale di 6 mesi: da dicembre 2013 a giugno 2014. I settori più rappresentati sono la meccanica (302 imprese per 1.934 lavoratori), l’edilizia (382 aziende per 1.481 lavoratori), il chimico-gomma-plastica (85 aziende per 785 lavoratori), il tessile-abbigliamento (126 aziende per 633 lavoratori) e i servizi alle persone e alle imprese (157 aziende per 610 lavoratori).
Se dal 2009 al 2013 l’economia italiana è stata caratterizzata dal segno meno, questi primi mesi del 2014 sono la riprova di quanto le riforme strutturali debbano essere inserite nell’agenda del Governo con un punto esclamativo. Perché sono ancora i giovani a scontare il prezzo di questa crisi economica. La diminuzione nelle diverse fasce:
– Tra i 19 e i 25 anni, – 7,47%
– Tra i 26 e i 35 anni, – 2,01%
– Tra i 36 e i 45 anni, – 5,66%
Lo dicono chiaramente i dati di Confartigianato Varese: nelle micro, piccole e medie imprese la tendenza è ancora quella di mantenere in azienda il personale con una maggiore anzianità perché dotato di maggiori esperienze e più professionalità: i dipendenti tra i 46 e 55 anni aumentano di un + 1,29% e quelli dai 56 anni in su di un + 2,28%. Se prendiamo in considerazione i singoli comparti merceologici, il calo più pesante nell’occupazione si registra nell’edilizia con un – 7,4% seguita a ruota dalla riparazione autoveicoli (- 6,4%) e dal tessile-abbigliamento (- 5,1%).
Anche l’andamento nella tipologia dei contratti solleva alcune riflessioni. Nel primo semestre del 2014, in Provincia di Varese, diminuiscono:
– Il tempo indeterminato (- 4%)
– II Co.co.co (- 15%, pari a 75 lavoratori in meno)
Aumentano:
– Il tempo determinato ( + 22%, pari a 95 lavoratori in più)
– Il lavoro somministrato (+ 11%)
– I tirocinanti e/o stagisti (+ 24%)
Ancora una volta, la ragione della scelta di queste tipologie contrattuali può essere ricondotta all’incertezza del periodo in corso, che spinge gli imprenditori ad assumere in maniera non definitiva e “flessibile”.
«A preoccupare maggiormente è il mancato ricambio generazionale – dichiara Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese. Se vogliamo dare continuità al tessuto imprenditoriale italiano, si deve partire da un’attenzione particolare ai giovani. Il ricambio ruota intorno a loro; alle loro idee, al loro entusiasmo e alle loro capacità innovative. Se non c’è investimento generazionale, non c’è impresa. Anzi, senza politiche di insediamento dei giovani in azienda, si rischia di andare verso una desertificazione produttiva dettata dalla mancanza di linfa nuova nei progetti e nei prodotti. Anche la competitività di un’azienda si migliora con la condivisione delle conoscenze. E’ per questo che il passaggio di consegna da un lavoratore anziano ad uno giovane, in una piccola impresa, è sempre un’occasione di crescita: in questa trasmissione ci sono esperienze e conoscenze che non dobbiamo disperdere. Il Jobs Act e la Garanzia Giovani sono gli strumenti disponibili, oggi, sul tavolo: gli incentivi alle assunzioni possono essere utili per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, ma non si rimette in moto l’impresa, non la si aiuta ad occupare nuovi lavoratori, se non si liberano altre risorse economiche sul fronte della tassazione e della burocrazia. Il disallineamento tra domanda e offerta, sul mercato del lavoro, può trovare sollievo nelle politiche attive e passive (formazione professionale per il reinserimento lavorativo e il sostegno al reddito) del Jobs Act, ma la vera soluzione – probabilmente – sta altrove».
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