Padre e figlio spacciatori, e la coca nel lucidalabbra

Sei arresti, 50 assuntori identificati, 200 cessioni documentate. Un giro di cocaina e marijuana tutto in famiglia, e con metodi di cessione curiosi

Era uno spaccio in famiglia, quello che a Somma Lombardo avevano messo in piedi alcuni amici e parenti. Un affare delicato, che evidentemente andava gestito con discrezione. E di chi fidarsi? I complici, quelli buoni, meglio prenderseli in casa. Gezim Lena, 47 anni, spacciava con il figlio Vilson, 22 anni. Carlo Buonopane, 47 anni, spacciava a sua volta con il figlio Daniele, 22 anni. I Buonopane, poi, si accompagnavano al Bonvino Alberto, 58 anni, già arrestato in passato: completava il quadro Kujtim Dema, 38 anni. Agivano a Somma Lombardo, un po’ a casa propria, ma anche all’esterno di qualche bar, tabaccheria o panetteria della città, usati come punto di ritrovo (ma ignari).
Bastava chiamarli, e si poteva perfezionare la cessione. Per non incorrere nei controlli, gli arrestati consegnavano la cocaina in un lucidalabbra, che ruotando proiettava verso l’alto la pallina di cocaina. Un metodo ingegnoso utilizzato per uno scambio veloce e furtivo per la strada.


L’indagine è iniziata grazie a una fonte confidenziale, ma in particolare c’è stato un testimone che ha spiegato ai carabinieri e alla procura che stava stava accadendo. I riscontri hanno confermato le sue parole. Il giro di affari? Discreto: sono 50 gli assuntori individuati, numerosi giovani, ma anche imprenditori edili, impiegati e operai. Mentre sono almeno 200 le cessioni di stupefacente documentate nell’ordinanza di custodia cautelare ottenuta dal pm Nadia Calcaterra, che ha portato all’arresto delle 6 persone e alla denuncia di altre due per detenzione ai fini di spaccio.

(FOTO, IL PM NADIA CALCATERRA, IL PROCURATORE CAPO GIANLUIGI FONTANA, IL TENENTE COLONNELLO LORIS BALDASSARRE CAPO DEL REPARTO OPERATIVO DEI CARABINIERI DI VARESE)

Cocaina e marijuana venivano vendute attraverso l’utilizzo di “cavallini”, ovvero piccoli spacciatori al dettaglio retribuiti dai capi. Questi ultimi utilizzavano dei telefoni dedicati e ricevevano gli ordini con il solito linguaggio criptato: la droga si poteva chiamare “la pizza nel forno” oppure “la carne nel fuoco”, mentre se c’era bisogno di distinguere tra cocaina e marijuana veniva indicata la necessità di acquistare “bottiglie di vino bianco” per la prima, e “vino nero” per la seconda. I carabinieri del reparto operativo di Varese hanno sequestrato 16 grammi di cocaina e 65 grammi di marijuana.

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Pubblicato il 25 Novembre 2014
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