Crisi Maugeri: “L’Asl non versi i soldi alle banche”
Durante l'assemblea con i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Fials, i dipendenti hanno chiesto di superare il blocco degli stipendi evitando il passaggio degli istituti di credito. I sindacati: «I tagli ai costi del personale servono a rendere appetibile l'affare per gli acquirenti»
“Ti piace vincere facile? 3.800 dipendenti gratta e vinci”. Lo striscione posto all’ingresso della Fondazione Salvatore Maugeri di Tradate non suona poi così beffardo. La sorpresa per i 200 dipendenti della clinica, alla notizia che i loro stipendi di novembre non sarebbero stati pagati, deve essere stata grande, proprio come accade nella vincita di una lotteria, ma dal sapore amaro.
La clinica Maugeri, considerata da tutti un’eccellenza nella riabilitazione e nella medicina del lavoro, dalla sera alla mattina non era più in grado di garantire una prospettiva ai suoi dipendenti, nemmeno nel breve periodo. Secondo i vertici della Fondazione, la ragione di questa situazione è da ricercare nei debiti verso i fornitori, lievitati negli ultimi tre anni, nella contrazione del fatturato e nel costo del lavoro, troppo alto e quindi poco competitivo sul mercato. Eppure, nonostante questa mazzata, nella clinica di via Roncaccio si continua a lavorare con gli stessi ritmi serrati di prima perché la domanda sul territorio non è calata, anzi, nel caso delle prestazioni ambulatoriali è addirittura aumentata. «Abbiamo dovuto raddoppiare il turnover per soddisfare le richieste di ricovero, i nostri 140 posti letto hanno una saturazione del 98%» spiegano i rappresentanti della rsu.
Si garantiscono le cure – Le difficoltà finanziarie della Fondazione Maugeri hanno avuto come effetto immediato il blocco delle forniture e il mancato pagamento degli stipendi. In alcuni casi garantire le cure, nonostante le capacità e la buona volontà del personale, è diventato più difficile perché scarseggia il materiale, come già accade per le analisi di laboratorio. In radiologia mancano i mezzi di contrasto, l’ecografo è guasto e prima che sia utilizzabile deve passare almeno un’ora dall’accensione. I fornitori in alcuni casi non vengono pagati da 4 anni, questo è il motivo per cui il tecnico della ecografia non esce per ripararla. Non tutto va male, però. «Io ho un paziente che assume un farmaco che costa 800 euro al giorno. Fino ad oggi non ho avuto problemi» sottolinea un medico. «Prescrivere tutto quello che va prescritto e lasciate traccia di quello che avete fatto. Se l’azienda non è in grado di garantire gli strumenti per il lavoro, la colpa non è del personale» è il suggerimento di Nino Ventola della Funzione Pubblica della Cisl.
I debiti complessivi della Fondazione Maugeri, che ha 19 sedi in tutta Italia, ammontano a quasi 53 milioni di euro, mentre i ricavi in tre anni sono scesi di 24 milioni di euro. Una situazione che il cda ha deciso di risanare tagliando in modo lineare il costo del lavoro che attualmente è pari al 61% dei ricavi. «Poco importa se la clinica Tradate in questi anni è stata virtuosa e il suo bilancio ha sempre garantito una buona fetta di guadagno alla casa madre di Pavia» precisa una dipendente.
Banche, Asl e Regione Lombardia – I dipendenti della clinica Maugeri sono consapevoli del fatto che per loro si è aperta una stagione difficilissima però allo stesso tempo sanno che possono esercitare una certa pressione sugli interlocutori a partire dagli istituti di credito. «La Bnl ha rifiutato di anticipare le fatture dell’Asl – spiega Giancarlo Ardizzoia della Funzione Pubblica della Cgil – lasciando la Fondazione senza la liquidità necessaria per pagare gli stipendi. A questo punto dovrebbe entrare in gioco la Regione Lombardia e fare le dovute pressioni alle Asl per il pagamento diretto e in tempi ragionevoli alla fondazione. Infine, nel caso non bastasse, si puo’ ricorrere al giudice per ottenere l’ordine di pagamento». Il problema degli stipendi, a venti giorni dal Natale, rimane e l’annuncio da parte del cda della Fondazione di voler pagare il 20 per cento per molti dipendenti è a dir poco inadeguato. «Bisogna versare almeno il salario di garanzia – propone in assemblea Lucia – almeno per le famiglie monoreddito e per le coppie in cui sia il marito che la moglie lavorano qui».
La manifestazione di Pavia, la trattativa sui social e il piano industriale che non c’è – Il 16 dicembre, con partenza da Tradate in pullman alle 7 di mattina, i lavoratori andranno in trasferta a Pavia per una manifestazione. «I vertici della fondazione hanno tenuto il piede in due scarpe – commenta Ardizzoia – da una parte hanno aperto la procedura di concordato preventivo in bianco con un piano di rientro con i fornitori, dall’altra hanno annunciato per il 9 dicembre il tavolo della trattativa con il sindacato, senza però comunicarci nulla direttamente perché lo abbiamo saputo da un post su Facebook. Tutto quello che sta accadendo è anche un effetto collaterale della caduta del vecchio sistema della sanità lombarda che faceva capo a Pierangelo Daccò». La stessa fondazione nel luglio scorso aveva precisato che la perdita di esercizio nel 2013 era dovuta anche agli effetti della sentenza di patteggiamento con la procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria sulla sanità lombarda.
Al netto di questi rilievi, ciò che colpisce di più il sindacato in questa trattativa è la poca chiarezza sul piano industriale. L’unica cosa certa è il taglio dei costi del personale: 18 milioni di euro da ridurre nel 2015. Il sindacalista però deve avere sempre un pensiero trasversale per poter capire le intenzioni della controparte e in questo caso il pensiero, per quanto trasversale possa essere, indica sempre la stessa direzione: «Tagliare per rendere appetibile il boccone agli occhi dei potenziali acquirenti, banche comprese».
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