Tassa sui rifiuti (Tari), escluse aree produttive e magazzini
Una risoluzione del Ministero dell’Economia voluta da Confindustria libera le imprese da un fardello impositivo dai contorni importanti: risparmi anche per decine di migliaia di euro. L’Unione Industriali scrive ai Comuni: «Ora adeguate i regolamenti»
È una vittoria dagli importanti effetti in termini di risparmio per le imprese. Per alcune delle quali potrebbe anche valere più della recente riduzione dell’Irap sul costo del lavoro. Parliamo della tassa rifiuti (Tari) nell’ambito del settore industriale. La cui applicazione è stata esclusa per le aree produttive, per i magazzini e per le aree scoperte asservite all’attività produttive (ad esempio depositi all’aperto). A stabilirlo è una recente risoluzione del Ministero dell’Economia fortemente sollecitata dal Sistema Confindustria, dietro all’appoggio della stessa Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Una pressione fatta per contrastare quella che era una tendenza generalizzata nei Comuni anche del Varesotto di far pesare la Tari sulle attività economiche non produttrici di rifiuti urbani. Come per esempio un’industria meccanica, tessile, chimica o plastica.
Facciamo solo un semplice calcolo di esempio. Per un magazzino di 10mila metri quadrati la non applicazione di una Tari a 2 euro al metro quadro (come da media in provincia di Varese), vuol dire tenere nelle proprie casse il valore non indifferente di 20mila euro.
Per questo ora l’Unione Industriali, per firma del direttore Vittorio Gandini, ha scritto a tutti i Sindaci dei Comuni dove è presente un’impresa associata. Una missiva che rappresenta solo l’ultima tappa di una corrispondenza che va avanti a più riprese ormai da un anno. Obiettivo: verificare l’allineamento dei regolamenti emanati in materia di tassa rifiuti con le sopracitate indicazioni ministeriali, con la richiesta, se necessario, di provvedere ad un tempestivo adeguamento.
Nella lettera è stata manifestata la disponibilità dell’Area Fisco dell’Unione Industriali ad avviare consultazioni con i Comuni per consentire una migliore ed efficace applicazione della disposizione di legge sulla determinazione delle superfici tassabili e per evitare all’origine l’insorgere di inutili e defatiganti contenziosi tra le imprese e le Amministrazioni Comunali che non si adeguino alle indicazioni ministeriali.
In particolare, la risoluzione del Ministero dell’Economia ribadisce che le aree sulle quali si svolgono le lavorazioni industriali o artigianali, dalle quali derivano prevalentemente rifiuti speciali già smaltiti in proprio dalle aziende senza nessun intervento delle imprese municipalizzate, non sono soggette ad imposizione. Ciò anche tenuto conto che la presenza umana determina la produzione di una quantità non apprezzabile di rifiuti urbani assimilabili. Non deve pertanto ritenersi corretta l’esclusione da tassazione della sola parte di superficie occupata dai macchinari, in quanto l’esclusione dal prelievo deve riguardare tutte le superfici specificamente destinate all’attività produttiva. Cosa che fino ad oggi non sempre è avvenuta.
L’esclusione da imposizione delle superfici utilizzate per le lavorazioni costituisce, dopo l’intervento interpretativo del Ministero voluto da Confindustria, un principio generale. Ciò vuol dire che la non applicazione della Tari è estensibile anche a magazzini e ad aree scoperte, legati al ciclo produttivo dove si creano rifiuti speciali. Aree che devono considerarsi, dunque, anch’esse intassabili. Su questo l’Unione Industriali si impegna a vigilare e ad assistere le imprese associate che registrassero il non adeguamento dei Comuni alla legge.
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