“Ragazzi, la Polizia è al vostro fianco”

Intervista al capo di gabinetto Paolo Catenaro: “Un territorio vasto e difficile da controllare, ma è sbagliato pensare che ci sia un serio problema di sicurezza. Le scuole? Sono una nostra priorità”

Paolo Catenaro

Lorenzo ha sedici anni, frequenta il terzo anno al Liceo Manzoni di Varese e ha scelto di fare uno stage a Varesenews. Quella che state per leggere è la sua prima intervista. Ha scelto una questione complessa e delicata e noi lo abbiamo supportato. Ha chiesto di intervistare un funzionario della Questura per trattare il tanto dibattuto tema della sicurezza nella nostra città. Il capo di gabinetto, dottor Paolo Catenaro, s’è prestato a fare da “cavia” al nostro studente-giornalista. Dalla sicurezza in città a quella nelle scuole: ecco che cosa è emerso. E c’è qualche sorpresa…

 Dottor Catenaro, da quanti anni è in polizia?

“Da circa sei anni, in precedenza ero un avvocato. Mi sono laureato in giurisprudenza, successivamente sono entrato in Polizia”.

Cosa l’ha spinta ad intraprendere questa professione?

“Il lavoro del poliziotto non è semplice, anzi per me è molto duro: i miei affetti distano da me ottocento chilometri. Però è una missione gratificante, un mettersi a disposizione della collettività, un lavoro per il prossimo. Questo potersi dedicare agli altri, credo che sia la motivazione per la quale ho deciso di entrare in polizia”.

Esiste davvero un problema sicurezza a Varese?

“Lavoro a Varese da quattro anni e mi sento di dire che non c’è un vero problema sicurezza. Esiste un problema di sicurezza percepita. La sensazione di insicurezza, infatti, troppo spesso non coincide con quella reale.
Gestiamo l’intera provincia: da Varese a Malpensa, coordinando le varie forze dell’ordine sotto il profilo dell’ordine pubblico, posso quindi assicurare che la soglia dei reati è nella norma. Pensare ad una società priva di delinquenti è pura utopia. Il basso numero di atti criminali nella provincia ci conferma che la situazione non è allarmante”.

Di cosa avreste bisogno per svolgere al meglio la vostra professione?

“Sicuramente di una sana collaborazione del cittadino e di una vicinanza da parte di tutti. A Varese siamo percepiti tendenzialmente bene, veniamo contatti anche per piccoli furti, com’è giusto che sia. Varese è una sana realtà che ha fiducia nelle forze di polizia. Il messaggio importante da trasmettere ai cittadini è che la richiesta di soccorso è sempre utile e positiva.
Abbiamo bisogno di una, sempre presente, collaborazione tra i vari attori coinvolti nel sistema sicurezza, oltreché di maggiori risorse umane, sempre utili per far fronte alle esigenze di un territorio di ragguardevoli dimensioni e caratterizzato da una certa asimmetricità”.

Come gestite la sicurezza nelle scuole e con i giovani quale approccio utilizzate?

“Nelle scuole cerchiamo di sensibilizzare il più possibile i ragazzi al tema della pericolosità dell’uso di stupefacenti attraverso degli incontri specifici. Certo, poi qualche volta entriamo nelle scuole con i cani antidroga ma è solo perché vogliamo scoraggiare lo spaccio di stupefacenti; il nostro però non vuol’essere un approccio rigido: vogliamo far capire ai giovani che la via della legalità è sempre la migliore e che spesso quello che loro credono essere un “gioco” che li fa entrare nella cerchia dei più “duri del gruppo”, diventa un pericoloso precedente, un percorso in salita che può avere conseguenze davvero serie.
All’interno della Questura abbiamo sezioni specializzate alla gestione della situazione giovani; insomma il nostro non è e non vuole essere un braccio di ferro, ma un aiuto ai ragazzi che devono ancora comprendere l’importanza della legalità”.

Ricevete segnalazioni da parte di ragazzi vittime di bullismo?

“Qualcuna sì, ma principalmente da terzi e non da chi è coinvolto in prima persona. Molto spesso, le vittime di bullismo, credono che il bullo sia in qualche modo, su una scala gerarchica, colui che ha potere, che va rispettato e temuto non diventare gli “zimbelli di turno”. Per alcuni ragazzi l’essere colti in flagranza, nell’atto di spacciare o di consumare droghe è motivo di vanto con gli altri, altri ambiscono a questi modelli negativi senza pensare alle conseguenze. Questa concezione, fortunatamente non dilagante, deve cadere e deve essere combattuta in modo deciso da tutti”.

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Pubblicato il 12 Maggio 2015
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