“Visioni nomadi”: l’antologica di Renzo Ferrari al Museo Cantonale d’Arte

Oltre centosettanta opere esposte vanno a costituire la seconda tappa del percorso espositivo elvetico, curato da Antonia Nessi e Cristina Sonderegger, che per Ferrari era già iniziato in Svizzera romanda al Museo d'Arte e Storia di Neuchatel

Arte - Mostre

E’ stata inaugurata il giorno 15 maggio, presso il Museo Cantonale d’Arte di Lugano, la mostra antologica “Visioni nomadi” dedicata al settantaseienne artista svizzero-italiano Renzo Ferrari. Le circa centosettanta opere esposte vanno a costituire la seconda tappa del percorso espositivo elvetico, curato da Antonia Nessi e Cristina Sonderegger, che per Ferrari era già iniziato in Svizzera romanda al Museo d’Arte e Storia di Neuchatel.

Con la crisi di valori della II Guerra mondiale, nell’immediato Dopoguerra  l’arte aveva perso la sua forma e l’opera d’arte era stata considerata una realtà Altra, apparentemente del tutto distinta dal contesto nel quale veniva generata. Questo aveva lasciato spazio all’intuizione e l’arte era ripartita da zero: l’artista informale non aveva qualcosa di predefinito in testa, si lasciava guidare dal gesto come nel caso dell’americano Jackson Pollock, o dai materiali inediti come ad esempio i sacchi di Alberto Burri, piuttosto che dai segni nel caso del pittore romano Giuseppe Capogrossi.

L’esperienza di Renzo Ferrari, ticinese di Cadro, classe 1939, nasce qui, all’inizio degli anni Sessanta, dall’esigenza di superamento della poetica informale che aveva perso energia e chiedeva oramai a gran voce una nuova strada per la forma, per la figura e per il paesaggio.

Finiti nel 1962 gli studi a Brera con una tesi sull’incisore belga James Ensor, Ferrari nello stesso anno espone per la prima volta in personale alla Galleria delle Ore di Milano. E’ stato fatto notare che il Ferrari giovane è spesso poco decorativo, ma non mancano buoni esempi di pittura dal forte taglio emotivo, come ad esempio in “Kopf” (1961, olio su tela) o bei paesaggi abbozzati dove, pur spartana, torna la forma geometrica, ad esempio in “Notturno” (1963 ca, olio su tela).

Nella Milano tra la fine degli anni Sessanta e fino ai primi anni Settanta, Ferrari, artista sensibile, aperto e permeabile, come ancora oggi appare a chi lo incontra, risente sia del clima politico acceso, sia dell’irrompere nella vita quotidiana di quella che più tardi sarebbe diventata la tecnologia. Qui, come ha scritto giustamente Dalmazio Ambrosioni sul Giornale del Popolo, Ferrari diventa “imprendibile, non classificabile”. Irrequieto, nomade.

Di questo periodo si possono senz’altro segnalare “So gang scuro” (1971, acquerello e olio su carta) e, soprattutto per il suo richiamo storico, “Primavera a Segrate” (1972, olio su tela) ispirato alla morte in un’esplosione dell’editore Giangiacomo Feltrinelli.

Attorno alla metà degli anni Settanta arriva poi il Periodo Gaio, forse il più interessante nell’arte di Ferrari, quando il luganese frequenta gli ambienti dei transessuali milanesi ed in particolare il locale notturno San Babila, nel cuore della città. Qui la forma diventa più definita, più autentica nella sua naturale ibridezza. “Gaio power” (1973, olio e smalto su tela)  rappresenta secondo me, con il suo pugno chiuso, il vertice dell’espressività di Ferrari.

L’esposizione, su tre piani, che comprende anche opere appartenenti alla collezione personale dell’artista, merita certamente una visita, non solo nel segno della storia dell’arte ticinese che verrà, ma anche perché con il ritorno in patria di Ferrari, avvenuto nel 2007, la sua arte ha ripreso un vigore maturo e sereno. La tensione sulla tela è stata sostituita dalla pienezza del colore:  il giallo, il rosso, il blu sono usati con abbondanza ed occupano lo spazio in maniera più definita. Un’opera per tutte, del Ferrari dei nostri giorni, è “Rrose Sélavy pour M. Duchanp” (2010, olio su carta su tela). Più di tutto resta e resterà la lezione, tanto antica quanto autenticamente vissuta nell’arte di Renzo Ferrari, del “diventa te stesso, se riesci, senza paura”.

“Renzo Ferrari: visoni nomadi”, fino al 2 agosto
Museo Cantonale d’Arte, Via Canova 10
6900 Lugano, Switzerland
Il sito del museo
Telefono: +41 91 815 79 71
Orari: Martedì 14–17, Mercoledì–Domenica 10–17

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Pubblicato il 29 Maggio 2015
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