“No all’aumento dell’Irpef ai cittadini”

La lettera dei consiglieri di opposizione di Scegliamo il Futuro, Andrea Di Salvo e Fabio Mascheroni, sulla scelta del comune di non far pagare la Tasi

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La lettera dei consiglieri di opposizione di Scegliamo il Futuro, Andrea Di Salvo e Fabio Mascheroni, sulla scelta del comune di non far pagare la Tasi: 

Gent.le direttore,

la ringraziamo per la possibilità di intervenire all’interno del dibattito che si è creato nei giorni scorsi riguardo le tematiche fiscali e la tassazione del comune di Cairate.
Ormai da alcuni mesi il comune ha adottato il bilancio di previsione e ha rivisto l’impostazione di base della tassazione locale: questo rappresenta un principio di autonomia che a nostro giudizio, al di là delle diversità di opinione sulla specificità dei casi, va perseguito e incentivato. È un tema che deve avere come elementi centrali l’efficienza e la capacità di erogare e accedere ai servizi.
Ha ragione il sindaco Mazzucchelli, la scelta fatta è una scelta politica: è la scelta di spostare la tassazione dal patrimonio al reddito, aumentando l’IRPEF comunale dallo 0,5 % allo 0,8 % senza progressività (con un aumento quindi proporzionalmente sensibile). È una scelta che non condividiamo e che non abbiamo condiviso neanche in consiglio comunale.

Se si può discutere sul fatto che oggi possedere una casa non rappresenti necessariamente una fonte di ricchezza, è anche vero che una cosa è l’IMU, un’altra la TASI (ovvero una tassa sui servizi). Si poteva forse approfondire la questione e sgravare da tale tassa i redditi più bassi, introducendola poi progressivamente per le fasce in grado di sostenerla, riuscendo così a modulare in maniera equa anche l’aumento dell’IRPEF.
Insomma, è l’art. 53 della Costituzione della Repubblica Italiana a richiederlo: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è uniformato a criteri di progressività”.

È evidente che il quadro normativo impositivo non è decontestualizzabile: va letto nel contesto sociale dei nostri concittadini, il quale presenta situazioni e difficoltà che vanno affrontate. Per questo occorre strutturare un welfare municipale in grado di sostenere le nuove esigenze, arrivando anche ad ipotizzare sgravi fiscali come quelli proposti, secondo i principi di equità e solidarietà.

A noi la domanda è sorta subito spontanea: ma se si vuole perseguire un principio di giustizia, è giusto che l’aumento sia uguale per tutte le fasce? Si prospetta che gli aumenti non saranno eccessivi (70 euro circa di aumento, all’anno, per ogni lavoratore soggetto all’Irpef, secondo la lettera del sindaco distribuita casa per casa)… starà alle famiglie fare i conti e valutarli, anche perché spesso si tratta di aumenti applicati a più individui dello stesso nucleo familiare. Si doveva invece operare introducendo una progressività dell’aumento dell’aliquota, arrivando a sgravare magari maggiormente le prime fasce e via via adeguando al reddito gli aumenti.
Qualche cittadino, sembra essersene accorto.
Noi restiamo attivi per cercare di proporre propositivamente, soluzioni eque aperti come sempre al dialogo e al confronto.

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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da thedrake

    banalmente la progressività dell’imposta è data dalla differenza dei redditi, quindi chi guadagna meno (irpef) paga meno anche con una percentuale fissa per ogni fascia di rettito

    la discussione andava invece inpostata al limite su una riduzione dei costi dell’amministrazione comunale (ricerca di efficienza)

    cosi il taglio dei trasferimenti dallo stato centrale ai comuni può anche non necessariamente tradursi in una maggiore imposizione locale

    1. Avatar
      Scritto da thedrake

      in riferimento alla domanda ( ma se si vuole perseguire un principio di giustizia, è giusto che l’aumento sia uguale per tutte le fasce?) pare del tutto evidente che anche l’aumento va anch’esso a incidere in misura minore su chi guadagna meno, essendo rapportato a redditi diversi

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