A Vergiate arte e arredamento si sono incontrate
Sabato 11 Luglio presso lo showroom della “Caielli e Ferrari” di Vergiate, é stata organizzata una serata-evento il cui tema era “Bellezza, quando arte e arredamento si incontrano”
Sabato 11 Luglio presso lo showroom della “Caielli e Ferrari” di Vergiate, é stata organizzata una serata-evento il cui tema era “Bellezza, quando arte e arredamento si incontrano”.
Bellezza e arte: il tema era per me troppo accattivante per resistervi, così mi sono intrufolato, rendendo complice subdolamente un amico addetto ai lavori.
Premetto subito che non sono un esperto di arte, né un critico, né un gallerista e nemmeno tra i miei hobby c’è la pittura. Tuttavia ne sono ugualmente attratto, la cerco e la apprezzo in tutte le forme in cui si manifesta e viene proposta. E con l’arte apprezzo la bellezza che, per definizione, in essa è contenuta, e mi piace coglierla, pur consapevole di doverla mediare con i miei purtroppo immensi limiti. Questo è il motivo che mi ha spinto a corrompere il mio amico e convincerlo a portarmi.
L’iniziativa è stata voluta da Marco e Luigi Ferrari per ricordare il fratello Silvio, scomparso prematuramente il 12 luglio di tre anni fa. «Abbiamo spostato la data al giorno 11 non a caso – spiega Marco Ferrari – perché l’11 era il numero prediletto da nostro fratello. Lo considerava il suo numero fortunato».
Per una azienda leader nell’interior design e nei complemento di arredo come é la Caielli e Ferrari, non è stato difficile inserire sculture e dipinti all’interno della propria esposizione commerciale, dove si possono ammirare gli elementi di arredo delle migliori firme del design italiano, da Versace ad Armani, dalla Colombo Design alla Kartell, a Roca, solo per citarne alcune. L’eccellenza del design italiano, espressa nell’arredamento degli interni, abbinato con l’eccellenza dell’arte figurativa pura può rappresentare una idea innovativa, originale e vincente per richiamare e rinvigorire l’interesse del mercato sulla qualità e sulla bellezza, da sempre punti di forza del “Made in Italy”.
I fratelli Ferrari hanno chiamato per questa collaborazione Rabarama (pseudonimo che deriva dal sanscrito Raba, che significa “segno”, “tatuaggio” e Rama, che significa “divinità”), all’anagrafe Paola Epifani, una delle artiste più affermate ed apprezzate non solo in Italia, ma ormai anche in tutto il mondo.
Nonostante la sua giovane età, é da considerarsi ugualmente una artista di lungo corso, in quanto tenne la sua prima esposizione all’età di 10 anni! Vanta presenze ed esposizioni presso le più prestigiose sedi artistiche internazionali, nonché collaborazioni con innumerevoli soggetti culturali e istituzionali mondiali.
Un esempio su tutti: nel 2011 ha esposto una sua opera monumentale alla Biennale di Venezia. Niente di strano quindi se Rabarama è nota anche a me, semplice appassionato, avendola conosciuta attraverso i media, per aver letto articoli che la riguardavano e per aver visto le sue opere esposte a Orta S. Giulio qualche anno fa.
Rabarama era presente alla serata e ho avuto il privilegio di conoscerla, di intrattenermi e conversare piacevolmente con lei.
La sua è una produzione artistica eterogenea, ma in prevalenza si esprime attraverso sculture in bronzo (spesso bronzo dipinto), alluminio, marmo, terracotta e altri materiali. Il soggetto ricorrente consiste in creature umane “fissate” dall’artista in pose plastiche e sofferte, ricoperte, e in un certo senso “imprigionate” sotto una corteccia, una membrana, quasi una seconda pelle, rappresentata nel tempo, ora da placche, ora da tessere di mosaico, ora da fasce intrecciate, e ancora da squame, ideogrammi tribali e lettere simboliche, che si susseguono seguendo il periodo artistico in cui le opere sono state create. L’uomo è come imprigionato entro un ordine preordinato che lo condiziona e col quale è costretto a lottare e soffrire per liberarsene.
Naturalmente questa è solo una estrema sintesi del tratto ispirativo e del percorso artistico dell’artista, che ovviamente è molto più complesso ed articolato. Non è nelle mie intenzioni sostituirmi agli studiosi d’arte e ai critici, rischiando per giunta di spacciare competenze che, come detto, non ho. E non voglio nemmeno togliere il gusto di voler approfondire e conoscere più a fondo questa artista e le sue opere a chi, leggendo queste due righe, ne fosse stato incuriosito.
Non rimarrebbe deluso.
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