Grazie allo smartphone scopre la figlia a letto col patrigno

L'uomo è stato condannato a 3 anni e 6 mesi in rito abbreviato per atti sessuali con minore. La moglie prima ha denunciato e poi lo ha fatto tornare in casa di nascosto

Varie

Trasformando il suo smartphone in una microspia posizionata sotto il letto, aveva scoperto che la figlia di soli 15 anni e il suo secondo marito (42) andavano a letto insieme. Grazie al telefono aveva registrato i gemiti dell’amplesso al quale la figlia non aveva opposto la minima resistenza, almeno questo è ciò che ha raccontato agli inquirenti che hanno indagato sulla vicenda. I sospetti della madre 34enne erano iniziati quando aveva notato il particolare attaccamento della ragazza al padre acquisito che sconfinava in uscite a due che si ripetevano con sempre maggiore frequenza.

La vicenda, avvenuta a Gallarate all’inizio di quest’anno, si è conclusa con un processo in sede di rito abbreviato che ha portato alla condanna dell’uomo a 3 anni e 6 mesi per atti sessuali con minore. Solo il fatto che la giovanissima aveva da poco compiuto 14 anni lo ha salvato dalla condanna per abuso sessuale su minore.

L’indagine del commissariato di Polizia di via dei Ragazzi del ’99, guidato dal dirigente Gianluca Dalfino, è iniziata dopo che la madre della vittima, una donna proveniente da un paese dell’est Europa, ha portato la registrazione agli agenti. Subito è stata sentita dal sostituto procuratore Maria Cardellicchio la giovane figlia che ha ammesso il rapporto (confermato anche dai medici dell’ospedale) e ha giustificato il patrigno dicendo di essere stata lei a provocarlo.

L’uomo è stato subito allontanato dall’abitazione familiare con divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla figliastra. Sin dall’inizio, però, sono iniziate le pressioni da parte della famiglia dell’uomo che a più riprese hanno cercato di convincere la donna a perdonarlo e a mettere a tacere la vicenda.

Troppo tardi, gli agenti hanno iniziato una serie di attività di intercettazione ambientale grazie alle quali hanno potuto ascoltare la pressante attività dei familiari che scaricavano la colpa sulla ragazza (definendola una giovane di facili costumi), sulla polizia e sulle leggi dello Stato.

Uno scenario inquietante al quale si aggiunge il fatto che la stessa moglie ad un certo punto ha ceduto e si è ripresa in casa l’uomo, aiutandolo ad infrangere il divieto imposto dal Tribunale dei Minori. In un caso il marito, scoperto nella casa da cui era stato allontanato, si era calato dalla finestra all’arrivo degli agenti, in un altro caso si era nascosto nell’armadio.

La condanna, emessa dal giudice Luca Labianca, è arrivata alla fine di maggio ma la legge, di fronte ad una situazione famigliare così borderline, non sembra poter fare molto. Attualmente il patrigno (per niente consapevole del reato commesso e nemmeno pentito per quanto fatto ad un’adolescente quasi bambina) è a piede libero e la sua unica limitazione è il divieto di dimora a Gallarate, comune nel quale si reca comunque ogni giorno per lavorare come operaio.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Luglio 2015
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