“Integrazione e socializzazione: questa è la Varese che vogliamo”
Il Comitato Varese 2.0 dà la sua versione del masterplan che dovrebbe rivoluzionare il volto della città. Due i concetti fondamentali: connessioni e socializzazioni
Un centro frantumato, poco vivibile, degradato non perchè ci sia insicurezza ma perchè mancano spazi di socializzazione. Il giudizio, che il comitato Varese 2.0 dà delle scelte urbanistiche fatte nel corso degli anni, è decisamente negativo. « Sono stati fatti errori concettuali gravissimi – dichiara il filosofo Valerio Crugnola – Ormai gli spazi sono scollegati, mancano connessioni e ciò allontana la gente che non è coinvolta e accolta. Anche l’idea del masterplan, proposto dall’amministrazione comunale, a fine mandato, per distinte gare internazionali, rimanda a 4 ambiti di intervento che non fanno altro che perpetrare questo scollamento. Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione di pressapochismo e provincialismo che hanno ispirato le scelte che hanno portato a piazza Repubblica completamente avulsa dal centro storico».
Il gruppo, che sta raccogliendo consensi attraverso i social e la rete, chiede di tenere viva l’idea di una città strutturata, partendo da alcuni dei suoi punti di forza, visto che oggi le vecchie specialità industriali, turistiche e commerciali sono ormai finite o annaspano: « Secondo noi, Varese deve puntare su sei sue vocazioni ancora presenti: i giardini come elemento fisico che, pur messi a dura prova dalla cementificazione, hanno in sé ancora una forza attrattiva da recuperare; la città federata, Varese deve porsi al centro di un sistema integrato con l’hinterland, ad esempio Brinzio o Lozza; la città sicura dove si combatta il degrado rovesciando il paradigma di questa amministrazione “dove c’è insicurezza c’è degrado”; la vocazione didattica attraverso proprietà e risorse che possono offrire percorsi culturali su temi specifici come parchi o archeologia industriale all’interno di un territorio circoscritto; la città ecologica attenta all’ambiente nelle sue varie declinazioni e la città pedonale che dia respiro al centro storico, in chiave residenziale e di fruibilità civile».
Il progetto che presenta Varese 2.0 parte, quindi, dalle connessioni interne: piazza Repubblica con la zona delle stazioni, la caserma con le vie Medaglie d’Oro, il monumento ai caduti e tutta la zona di palazzi un po’ decandenti dell’area Repubblica, Casula, Dandolo, Dazio Vecchio, Magatti, Puccini e Speroni da recuperare per dare accoglienza e ospitalità agli studenti universitari riportandoli nel cuore del centro abitato.
I dettagli del masterplan vengono spiegati dall’architetto Angelo Del Corso: « Abbiamo riflettuto sulla città e su alcune sue strutture come il teatro o stabili da recuperare: parliamo del cinema teatro Politeama che ha una forma e una definizione architettonica adatta ai concerti, il cinema Vittoria che può accogliere proposte culturali ridotte. La domanda di teatro di prosa di qualità andrà collocata non nel luogo indicato nel masterplan dell’amministrazione comunale, perché è totalmente avulsa. Il teatro va collocato nel quadrilatero della piazza occupando il lato lungo della caserma mentre la facciata della caserma su via Medaglie d’Oro andrà valorizzata, magari riducendola salvando l’intero loggiato».
Per il Comitato cittadino, occorre quindi rivitalizzare il centro storico puntando sulla fascia studentesca: « I giovani hanno bisogno di alloggi. Ora sono decentralizzati a Bizzozero: basterebbe recuperare gli spazi lasciati orfani del vecchio mercato coperto. Qui si potrebbe ridare vita a un mercato urbano, com’è nello stile delle città nord europee e a una strada di collegamento che crei spazi di socializzazione. Questa via salirebbe piano piano verso il teatro che sarebbe collocato su una terrazza rialzata, alla stessa altezza del monumento ai caduti».
Oggi, Piazza Repubblica è solo un coperchio a un importante parcheggio multipiano, scollegato dalla città e inospitale: « In questa visione allargata della città – ha aggiunto l’architetto – inseriremmo anche la possibilità di decentrare gli uffici comunali in vari spazi vuoti che ci sono, per esempio nell’ex Palazzo Ina, piuttosto che nelle scuole, così da restituire a Palazzo Estense la sua vera funzione di luogo museale».
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