I 13 giorni della Giunta Monti e la prima volta leghista con Fassa

Il "papà" dei monelli della Motta fu il successore di Luciano Bronzi, Daniele Marantelli, il suo vice. Due persone specchiate e cristalline, ma i magistrati continuarono nella loro azione di pulizia dei partiti

angelo monti

Le dimissioni di Luciano  Bronzi stimolarono i partiti a cercare subito il suo successore per  evitare il commissariamento del Comune e nuove elezioni. Riunioni delle segreterie, contatti, incontri, trattative: furono impegnativi quei giorni per gli ambienti politici, si aveva la sensazione che fosse impossibile individuare la persona che  potesse mettere d’accordo una maggioranza in grado di dare un governo alla città.

La politica l’ho seguita sempre da cronista, non da commentatore e da conoscitore dei meandri  che sempre ci sono dietro le quinte di qualsiasi “rappresentazione” ufficiale. In quel momento i politici che non riuscivano a trovare la soluzione del problema mi sembravano però più distratti di quanto si potesse accettare da loro.

Fu così che scoprii  l’acqua calda. Senza avere aria e toni da predicatore, nella mia rubrica “Cara Varese” del settimanale Luce, poi trasferita on line su rmf.it, ricordai che nel Consiglio comunale Varese aveva un uomo della pace, intelligente, preparato  e modesto come Angelo Monti: una bella carriera alla Camera di Commercio e colonna del magico oratorio di via San Francesco, riferimento esemplare del mondo cattolico varesino e pure dello sport per il tramite della Robur et Fides. Non sapevo che sull’ipotesi Monti stesse da tempo lavorando Airoldi, carattere forte, a volte anche troppo, giovane intelligenza emergente della politica cittadina.

Sulle ali della simpatia e del consenso suscitati dalla sua possibile candidatura Angelo Monti divenne sindaco  e protagonista facendo parte di una novità politica sbalorditiva, dovuta sempre ad Airoldi: suo vice sarebbe stato Daniele Marantelli, un presente e un passato cristallini di galantuomo e comunista.

In  politica si vede e si è visto di tutto, per esempio a metà Anni 50 la Sicilia fu governata da comunisti e fascisti,  tali furono a lungo  considerati i missini di Almirante dopo la Liberazione. Dalla nostra comunità venne però accolta favorevolmente l’idea di un’alleanza politica che desse concretezza al desiderio di tutti di chiudere rapidamente con il recente passato e di lavorare uniti per riportare subito in quota la città. Fu così che passò il progetto di una completa, reale unità grazie  al pci in giunta. E Daniele Marantelli divenne vicesindaco.

Pare che sia stato il primo governo biancorosso di  tutta Italia. Ma in altre istituzioni  varesine  uomini di qualità dei  due partiti più importanti avevano già lavorato in coppia e molto bene: nessuno può dimenticare gli anni del grande volo dell’ospedale di Circolo amministrato da Dante Trombetta e Renato Morandi.

La magistratura non  aveva fermato la propria azione di revisione dell’operato dei partiti in sede locale e fu così che essa contribuì al record negativo di durata dell’amministrazione civica in carica: appena 13 giorni di  riapertura del Salone Estense  Poi tutti a casa. In un tempo così breve ci furono due uscite ufficiali del sindaco Monti: andò a salutare gli ospiti del Molina e quelli più giovani del Cottolengo di Casbeno.  

raimondo fassa
nella foto Raimondo Fassa primo sindaco della Lega Nord

Rapportata agli scandali nazionali fu una vicenda microscopica, ma quella con Palazzo Estense sullo sfondo bastò per l’arrivo di un commissario in via Sacco e per le nuove elezioni che avrebbero portato alla ribalta Varese come capitale della Lega. Era il 1993 quando il commissario prefettizio Calandrella avrebbe ceduto il testimone al primo sindaco della Lega Nord, Raimondo Fassa.

Ci sono stati e ci sono pareri contrastanti  sul bilancio complessivo dei tre sindaci del Carroccio che abbia, o avuto sino a oggi, io desidero sottolineare che mai Varese è stata trattata come riferimento importante e comunque storico del Centrodestra quando nelle cabina di regia di Roma e Milano c’erano bandierine azzurre oltre che verdi, ma non posso dimenticare che altrettanta era stata  la disattenzione durante il lungo l’impero democristiano. Tutti ci dicevano che eravamo bravi e   geniali lavoratori, grazie soprattutto ai miracoli organizzativi di Zamberletti in occasione di sciagure nazionali o grandi interventi di solidarietò in Oriente. Solo Giuseppe Adamoli riuscì nell’impresa di  far assegnare a Varese il denaro per il nuovo ospedale. Non l’avesse mai fatto: i varesini sanno bene come si è mossa Milano nei nostri confronti. E adesso  vogliono abbattere strutture per costruirne altre mentre stanno trattando medici, infermieri, il personale tutto da padroni delle ferriere. Bisogna risparmiare dicono.

La città sembra  cieca, ma davanti a situazioni inaccettabili e poco chiare è capace di ribaltoni. Lo ha già fatto. E una città con forte senso delle tradizioni relative alla famiglia, alla religione, alle stesse istituzioni. La Lega lo ha rispettato ed è rimasta in sella a lungo. Chi propone un nuovo vento nelle vele ci pensi bene. A Roma il parlamento nazionale, a Milano quello regionale, noi ne abbiamo uno che almeno ha sempre rispettato la nostra piccola storia.

Leggi lo speciale I sindaci di Varese

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Pubblicato il 03 Giugno 2016
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