Violentò una cameriera, 3 anni di carcere

Prima le molestie verbali e poi la violenza fisica nel bagno del locale del quale era anche socio. Condanna a 6 mesi per favoreggiamento anche per il titolare

tribunale busto arsizio

«E’ fatto così, non possiamo farci niente». Moglie e figlie lo hanno difeso anche in tribunale nonostante tutto ed è forse questo l’aspetto più inquietante della vicenda. Aldo S., 46enne di Lonate Pozzolo, è stato condannato a 3 anni di reclusione dal collegio giudicante per violenza sessuale nei confronti di una donna rumena, impiegata come cameriera in un locale del quale era socio di fatto. Insieme a lui è stato condannato anche il socio per favoreggiamento.

L’infelice spaccato di vita è emerso in aula durante il processo in cui l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Nadia Alessandra Calcaterra che aveva chiesto 5 anni, ha ricostruito una vicenda iniziata con pesanti molestie verbali durante i momenti conviviali all’interno del ristorante e proseguita con una violenza sessuale all’interno del bagno dello stesso locale. I fatti risalgono al 2014.

Tutti sapevano che Aldo S. si era spinto ben oltre i limiti con la cameriera, titolare compreso, ma nessuno ha parlato e nessuno l’ha fermato o anche semplicemente redarguito, a partire dai componenti della sua famiglia che accettavano di buon grado il pecoreccio modo di esprimere la propria passione per le donne anche in loro presenza.

La vittima, una donna rumena, ha subìto in silenzio per qualche mese l’escalation sempre più violenta dell’uomo, culminata nel bagno del locale con lei attaccata al lavandino in preda ai tentacoli del lonatese che si infilavano ovunque. Dopo quell’episodio sono iniziate le minacce nei suoi confronti e la paura di perdere il lavoro fino a quando l’ennesimo eccesso, questa volta verbale additando come prostitute tutte le rumene, le ha fatto scattare la decisione di denunciare tutto.

L’uomo, difeso dall’avvocato Stefano Besani, ha scelto di andare a dibattimento e ha tenuto un atteggiamento sprezzante durante tutto il procedimento. Nei giorni scorsi è arrivata la sentenza di condanna da parte dei giudici di primo grado del Tribunale di Busto Arsizio. Probabilmente ricorrerà in appello.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Giugno 2016
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