“Quei dati sono vostri! E vanno protetti”

Rudy Bandiera commenta l'attacco informatico a Yahoo: "Se qualcuno ruba i dati di mezzo miliardo di persone non è un reato, è guerra"

Avarie

Privacy e difesa dei “dati personali”: il tema non è più individuale, ma “globale”. Come difendere i nostri dati? Dati che ci appartengono:  il loro furto compromette la nostra libertà. Perché di questo si tratta. Il furto di dati e password lascia un senso di smarrimento che non è molto diverso da quello che si prova rientrando in casa e trovando la casa svaligiata.
Cosa è accaduto a Yahoo lo potete leggere qui, nel nostro articolo che contiene anche un’attenta ricostruzione di Carola Frediani.  

Ecco che cosa scriveva invece questa mattina Rudy Bandiera, consulente web, docente di on line marketing e blogger, sul suo profilo Facebook

Il più grande cyber attacco di sempre: rubate mail e password di mezzo miliardo di persone a Yahoo!, compreso il numero di passaporto e dati sensibili di Michelle Obama. Forse è stato un attacco da uno “stato straniero”.

Una decina d’anni fa ho letto un libro scritto da un ex responsabile della sicurezza militare della Casa Bianca in cui diceva che il primo investimento sulla sicurezza sarebbe dovuto essere sulla sicurezza informatica, ma che questo messaggio non veniva recepito. Tanto gli USA erano leader incontrastati su tutti i fronti… Ecco, le cose sono cambiate.
Proprio in questi giorni si parla moltissimo di sicurezza e di privacy e di dati, e ormai è evidente che il problema è stato sottovalutato: non si tratta di fregare due foto a una giornalista che mostra il seno, che un reato verso la persona, qua si tratta di un vero e proprio attentato.
E non mi dite cazzate tipo “io non ho nulla da nascondere che prendano quello che vogliono” perché è un abominio di pensiero. In un account come quello di Yahoo o di Google si tiene tutto, in cloud: foto di tutta una vita, documenti personali, numero di telefono, rapporti, contatti. Tutto. La vita.
Una volta le guerre si facevano con le bombe e con i carri armati, oggi tra paesi troppo potenti per potersi bombardare senza causare l’estinzione della razza umana, si usano altri mezzi, si usa la tecnologia: si rubano vite et identità.
La sicurezza dei nostri dati e della nostra privacy deve essere tutelata e non sottovalutata, e non perché non abbiamo nulla da nascondere ma perché i dati sono NOSTRI.
Se la polizia entra in casa nostra deve avere un mandato altrimenti è un reato.
Se i ladri entrano in casa nostra per rubare commettono due reati.
Se qualcuno ruba i dati di mezzo miliardo di persone non è un reato, è guerra.

UPDATE: A quanto pare la violazione sarebbe avvenuta nel 2014… insomma, nessuno ci aveva manco detto nulla, o in ogni caso era stata fatta passare per altro… C’è chi parla di anche di condizioni generate per cambiare il prezzo dell’azienda sul mercato. Stiamo a vedere”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Settembre 2016
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