Il Molina è stato commissariato
Lo stabilisce la delibera dell'ente di controllo Ats Insubria, il cda sarà rimosso. Il Governatore Maroni: "Prendo atto, basta polemiche e fare chiarezza"
La Fondazione Molina di Varese è stata commissariata. Il consiglio di amministrazione, che nel novembre del 2015 decise di concedere un prestito obbligazionario convertibile di 450mila euro a una società controllata dalla tv privata Rete 55, decade. Al suo posto viene nominato un commissario esterno, un commercialista lombardo.
La decisione arriva al termine di una indagine amministrativa effettuata dalla Ats Insubria (la ex Asl) che ha potere di controllo sulle fondazioni e sulle società che operano in ambito di erogazioni pubbliche nella sanità. La notizia viene confermata dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. “Prendo atto della decisione dell’ATS – dichiara il Governatore Maroni – e sono certo che ora si potrà fare chiarezza rispetto alle tante polemiche che si sono scatenate intorno al Molina”.
Si chiude così l’era del Molina guidato dal presidente Christian Campiotti, politico della Lega Civica, finito al centro di un caso perché il suo cda ha erogato un prestito a un tv privata guidata da un altro esponente del suo partito.
Per capire tutta la vicenda è sufficiente leggere questa ricostruzione analitica di tutti i fatti, spiegati con semplicità.
TUTTO QUELLO CHE E’ ACCADUTO AL MOLINA (leggi)
Il principale motivo di indagine era legato questo aspetto della vicenda: una casa di riposo retta da una Fondazione Onlus non ha i titoli per potere operare come un prestatore di denaro del mercato finanziario. In una recente seduta della commissione sanità regionale, i vertici della Ats di Varese e Como avevano proprio sottolineato che, alla luce di questa incongruenza, il prestito alla tv privata “sembrava illegittimo”.
Il commissario dovrà ora guardare i conti della Fondazione Molina. In teoria, la Ats potrebbe anche avviare una azione risarcitoria nei confronti dei membri del cda decaduto: Christian Campiotti, Enzo Cantoni, Alberto Aimetti, don Mauro Barlassina (per il periodo in oggetto), Leandro Ungaro.
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