“Amo dormire, ma anche fare canestro”

Dopo l'esordio in Coppa, Dominique Johnson si presenta ai tifosi della Openjobmetis. «Se sono qui lo devo anche a Maynor»

Dominique Johnson basket

Si è presentato prima sul campo e poi alla stampa e le premesse, sul parquet di gioco, sono state interessanti: 19 punti, 4/7 nel tiro da 3, voti positivi dagli addetti ai lavori (7 per noi di VareseNews, 6,5 su Prealpina e Provincia) nella partita che la Openjobmetis ha perso contro i lituani di Klaipeda.

Mezza giornata dopo il match, Dominique Johnson si è ufficialmente sottoposto alle interviste di rito della stampa – convocata al “Gaggio” di Bodio Lomnago – dando prova di una certa maturità cestistica e svelando che, sul suo arrivo a Varese, hanno pesato anche la presenza e i consigli di Eric Maynor.

«Sì, conosco Eric da tempo e l’ho chiamato quando mi è arrivata la proposta della Openjobmetis – ammette l’ala di Detroit – Lui mi ha parlato molto bene dell’ambiente e dell’attenzione da parte della società: ho scelto questa destinazione anche grazie alle sue parole».

Così, dopo il via-vai con la Germania per completare l’iter burocratico, per Nique è arrivato il momento di esordire. «Sulla partita con il Neptunas posso dire che è stata dura e che i nostri avversari stanno meritando il primato in classifica, perché sono molto solidi e hanno un’ottima chimica di squadra. Io ne ho approfittato per iniziare a conoscere i compagni, il loro modo di stare in campo. E sono arrabbiato con me stesso perché ho commesso alcuni errori imperdonabili in difesa, dovuti più alla testa che alla tecnica. Migliorerò, perché credo che i risultati inizino ad arrivare quando si difende forte. E lo dico io che in campo sono un realizzatore e che amo fare canestro».

Openjobmetis - Neptunas 67-86
Moretti e Johnson  contro il Neptunas (foto S. Raso)

La voglia di calarsi subito nella nuova realtà emerge in alcuni concetti non così scontati per un giocatore appena arrivato. «Il mio primo obiettivo personale? Quello di capire che tipo di basket si gioca in Italia, nazione in cui non sono mai stato: le regole del gioco sono uguali ovunque, poi però l’interpretazione è differente da campionato a campionato. Per prima cosa voglio quindi capire come ci si relaziona con gli arbitri, con gli allenatori, con i compagni. Poi naturalmente ci sono gli obiettivi di squadra: prima di firmare mi sono informato sulle necessità e sulla situazione di Varese. Non pensiamo da dove stiamo partendo ma piuttosto guardiamo a dove vogliamo essere a fine stagione. Per me è il momento di ripartire da zero, e per questo ho scelto proprio questo numero di maglia visto che il 5, il mio preferito, è già sulle spalle di Norvel Pelle».

Johnson è arrivato a Varese dall’Alba Berlino dove le cose non sono funzionate come ci si attendeva. «Nel basket pro è una cosa che può succedere: non si creano le condizioni tattiche o tecniche perché tutto fili liscio, quindi si cambia. Lascio una città meravigliosa e una nazione interessante, ma quell’esperienza ormai è alle spalle. Ora penso solo a Varese e alla parte di stagione che dobbiamo affrontare».

Infine le classiche curiosità: «Beh, sono una persona semplice che ama dormire molto (ride): appena ne ho l’occasione schiaccio un pisolino… Per il resto mi piace fare shopping e sono appassionato di scarpe sportive, in particolare ovviamente quelle da basket». E, confermando un nostro sospetto, rivela: «È vero, ho questo nome in onore di Dominique Wilkins anche se naturalmente non l’ho scelto io. Fu mio cugino, prima che nascessi, a insistere con i miei genitori per chiamarmi così». Mica male, aggiungiamo noi, pensando ai 26.668 punti segnati in NBA da quello che era chiamato “The Human Highlight Film”, il “riassunto umano delle migliori azioni”.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Dicembre 2016
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