Chiuso il profilo Facebook di Laura Taroni

L'intervento della Procura della Repubblica e dell'avvocato hanno reso possibile la disattivazione dell'account dell'infermiera in carcere. In pochi giorni migliaia i commenti violentissimi

Avarie

Il grido di allarme di alcuni giorni fa è stato ascoltato. L’account Facebook di Laura Taroni, l’infermiera in carcere a seguito delle indagini sulla morte del marito e alcuni fatti dell’ospedale di Saronno, è stato disattivato.

Un intervento non semplice perché il social network prevede una procedura complessa a tutela del proprietario del profilo. L’operazione era però necessaria dopo che sulla bacheca della donna si erano riversati migliaia di commenti violenti. Era stato aperto anche un gruppo Facebook con molte immagini dei figli della Taroni.

Proprio per la tutela dei due minori era necessario un intervento risolutivo a cui si è giunti oggi grazie all’intervento della Procura della Repubblica sollecitata ancora dal legale dell’infermiera.

Sulla questione dei messaggi violenti aveva lanciato un appello anche il Procuratore Capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana chiedendo ai cittadini di non pubblicare insulti.

Una richiesta che aveva faticato ad aver seguito visto che nel frattempo erano stati aperti gruppi e pagine Facebook dove si pubblicano anche le foto dei bambini. Ci sono persone che stavano letteralmente saccheggiando la bacheca dell’infermiera ed utilizzano i vari materiali per produrne di altri.

In storie di cronaca come quella di Saronno Facebook rischia di diventare una vera valanga inarrestabile che travolge tutto e tutti. Dobbiamo ricordarci che la persona coinvolta ha due bambini di 8 e 11 anni che non hanno alcuna responsabilità su quanto accaduto e che vanno tutelati.

Per farlo non basta più sottrarli all’opinione pubblica inserendoli in qualche comunità protetta. È importante evitare un contatto con strumenti come i social network, ma intanto va pensata un’azione alla fonte, dove si continuano a produrre valanghe di messaggi violenti. 

Al di là di ogni giudizio sulla vicenda giudiziaria, cosa si può fare con Facebook?

La domanda non ha risposte semplici. La persona sottoposta a provvedimenti cautelari, tanto più in carcere, non può accedere ad alcun tipo di informazione in modo diretto. Nello specifico l’infermiera non può entrare nel proprio profilo e disattivarlo.

Su questa delicata materia abbiamo sentito Guido Scorza, noto avvocato e uno dei massimi esperti in Italia sulla materia del diritto informatico tanto da diventare parte del team del Governo per la trasformazione digitale.

“Facebook non può intervenire in casi come questi perché la persona è in grado di intendere e volere. Sarebbe molto pericoloso pensare che possano decidere cosa oscurare e cosa no. Tanto più in situazioni così particolari. Rispetto alla donna in carcere, credo che in questi giorni ci siano state altre priorità e ancora non sia stata affrontata con la giusta attenzione la questione dei commenti sui Facebook. Ci sono diverse vie per risolvere la cosa. La più semplice è quella di intervento del legale che svolga direttamente lei l’azione necessaria per disattivare l’account, almeno nella parte dei commenti. La magistratura può attivarsi e richiedere anche un intervento del garante della privacy a tutela dei due minori”.

In effetti, Facebook stesso dà indicazioni precise su questo punto: “le persone in riabilitazione o in carcere non vengono ritenute soggetti incapaci. Se fai parte delle forze dell’ordine e desideri segnalare su Facebook qualcuno che si trova in carcere, inviaci una richiesta”.

Oggi almeno la vicenda legata a quel profilo è stata risolta. Restano ovviamente aperte le indagini sui terribili fatti contestati a Laura Taroni.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

La libertà è una condizione essenziale della nostra vita. Non ci può essere libertà senza consapevolezza e per questo l’informazione è fondamentale per ogni comunità.

Pubblicato il 07 Dicembre 2016
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