La fabbrica 4.0 ha bisogno di sindacalisti intelligenti
Al secondo congresso della Fim Cisl dei laghi hanno partecipato esperti tutt’altro che allineati per discutere di contrattazione innovativa, welfare integrativo e il ruolo del sindacato nell'era digitale
L’immagine scelta per il secondo congresso della Fim Cisl dei Laghi, un albero abitato sui rami, sul tronco e sulle radici dalle persone e dai valori che rappresentano, a partire dalla solidarietà fino alla dignità della persona, non è solo un luogo dell’immaginario. La Fondazione Minoprio a Vertemate con Minoprio in provincia di Como, luogo scelto per il congresso, quei valori li incarna veramente. Da una parte la formazione per i giovani che scelgono l’agricoltura e il florovivaismo per il loro futuro, dall’altra l’inclusione sociale realizzata attraverso il lavoro. Il catering del congresso, di ottima qualità, è stato fornito da un’altra realtà interessante, la cooperativa Oasi Mosaico 2000 onlus di Bulgaro Grasso, che forma e dà lavoro a persone disabili e a chi vive una condizione di svantaggio esistenziale.
UN CONGRESSO DEDICATO AI GIOVANI
Nell’auditorium della fondazione Minoprio c’erano molti giovani delegati. «Il nostro congresso – ha spiegato il “veterano” Graziano Resteghini che ha coordinato i lavori del congresso – è dedicato alle ragazze e ai ragazzi perché il futuro è un luogo pubblico reale come questo. Alla Fim lo facciamo senza retorica perché non basta parlare o presentare statistiche, ma il sindacato deve saper riconoscere ai giovani spazi di ascolto e coinvolgimento vero».
SERVONO SINDACALISTI INTELLIGENTI
I congressi delle associazioni di rappresentanza spesso sono una parata narcisistica e di potere. Invece è in quelle occasioni che si dovrebbero tirare le somme di un’azione che nella quotidianità non sempre trova il tempo di confrontarsi con chi sta fuori l’organizzazione. I vertici della Fim hanno avuto il merito di organizzare una tavola rotonda con quattro relatori tutt’altro che allineati. A partire dall’eretico Johnny Dotti, sociologo e pedagogista, che ha richiamato tutti i presenti al recupero delle radici mutualistiche dell’organizzazione.
«Noi veniamo da un tempo strumentale – ha detto il sociologo – ma gli strumenti contrattuali, compresi quelli del welfare integrativo presenti nel nuovo contratto, non servono a nulla se diamo per scontato il perché. È sulle ragioni che bisogna trovare un’alleanza nuova tra generazioni. Non basta avere gli strumenti, occorre interpretarli alla luce delle vostre radici, perché altrimenti si svuotano di senso. Il sistema e tutti voi siete ancora fermi allo strumento, correndo così il rischio che le vostre radici vengano sradicate. Per evitarlo servono sindacalisti intelligenti».
PER ESSERE INNOVATIVI BISOGNA STUDIARE
È un po’ anomalo che ad un congresso di una categoria sindacale venga invitato a parlare un consulente del lavoro, perché normalmente i suoi interlocutori sono gli imprenditori, la controparte del sindacato. Marco Frisoni, consulente, docente universitario e «giuslavorista operaio», ha accettato la sfida esortando i tanti delegati presenti a essere più coraggiosi.
«Se parliamo di strumenti per una contrattazione innovativa – ha detto Frisoni -, questi ci sono già e sono tanti, ma voi non li usate perché non li conoscete. Il tanto vituperato Jobs Act era pieno di deleghe che voi dovevate riempire di contenuti, cosa che non avete fatto. L’eccessiva polverizzazione delle aziende italiane e la diaspora delle associazioni datoriali, di cui non si parla mai, e di cui si ignora la portata del fenomeno, richiedono un nuovo sguardo. L’innovazione può essere contrattata ma per farlo il sindacalista deve studiare, conoscere le opportunità che ci sono e le esperienze già fatte. Pensiamo solo alla contrattazione nel settore artigiano e agli enti bilaterali».
PRATERIE PER I SINDACATI
Ascoltare uno studioso del calibro di Luciano Pero, docente del Politecnico di Milano, e tra i più grandi esperti in Italia in fatto di organizzazione e industria 4.0, è un’opportunità straordinaria perché Pero ha la profondità del filosofo, il rigore dello scienziato e il pragmatismo del consulente. Insomma, è uno e trino. «Nella quarta rivoluzione industriale – ha detto lo studioso – non basta il governo tecnico degli strumenti, perché ciò che cambia nell’organizzazione produttiva è il ruolo delle persone che non sono più in una dinamica conflittuale. Ho sentito dire sindacalisti: “E noi, che ci stiamo a fare in questo nuovo mondo?”. In realtà il ruolo della persona nell’industria 4.0 è molto rivalutato così come quello del sindacalista che dovrà governare nuove forme di organizzazione, in quanto le tecnologie dell’industria 4.0 sono molto plasmabili. Tutto dipende dalle persone, lavoratori e sindacalisti, perché per innovare occorrono intelligenza, dinamismo e coraggio. Non sarà solo l’azienda a determinare l’innovazione con gli investimenti ma servirà il contributo dei lavoratori in un processo di innovazione continua dove le persone sono protagoniste».
PIÙ DEMOCRAZIA IN FINANZA
Quando si parla di economia reale, non si può eludere il problema rappresentato dalla finanza, che negli ultimi vent’anni ha bruciato immense risorse, sottraendole allo sviluppo e illuso le persone che potesse essere la risposta e la panacea di tutti i mali. «Le conseguenze dell’ubriacatura finanziaria degli ultimi trent’anni – ha spiegato l’economista Alberto Berrini – ha fatto sì che la ricchezza si sia concentrata nelle mani di pochi, rendendo il capitale una risorsa scarsa. La perdita di senso che accompagna oggi le persone e le organizzazioni è anche conseguenza dell’uso sfrenato che si è fatto in passato degli strumenti finanziari. La finanza non è una risposta o, meglio, è un non-senso. L’eccesso di delega al sistema da una parte e la deregolamentazione dall’altra non ci prospetta un futuro roseo, perché altre bolle finanziarie sono già all’orizzonte. Il sindacato, in quanto organizzazione, può esercitare una pressione sul sistema per la regolamentazione degli strumenti finanziari e soprattutto scegliere, orientandosi sulla finanza etica che incarna nella sua missione i concetti di democrazia e bene comune, indispensabili per una redistribuzione della ricchezza».
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