“Diciotto ore di intervento per trapiantare il nuovo pene”
Guglielmo Mantica, urologo di Gavirate, racconta l'incredibile trapianto di pene a cui ha assistito in un ospedale di Cape Town. Un intervento complesso che somma difficoltà tecniche ed etiche

«Era il 21 aprile, era da poco passata la mezzanotte. Mi arriva una telefonata dall’ospedale: “c’è un trapianto di pene da fare, sei interessato a seguirlo?” All’inizio pensavo si trattasse di uno scherzo. Invece….»
È iniziata così l’incredibile esperienza chirurgica vissuta da Guglielmo Mantica, medico di Voltorre a Gavirate, laureatosi all’Insubria e specializzando in urologia a Genova: « Sono al quarto anno di specializzazione. Volevo fare un’esperienza all’estero. Così il direttore della scuola di specialità, il professor Terrone, mi ha trovato questa occasione».
Dopo aver preso l’abilitazione a lavorare in Sud Africa, Guglielmo Mantica è entrato nello staff di urologia del Tygerberg Hospital/Stellenbosch University a Cape Town.
« Il mio ruolo nel trapianto è stato marginale. Noi ci lavavamo e preparavamo a entrare a turno nella sala dove hanno operato quasi ininterrottamente il prof van der Merwe, il primo chirurgo ad aver effettuato un trapianto di pene, e Alexander Zuhlke, chirurgo plastico. Ci sono volute cinque ore per l’espianto e 10 per il trapianto, più altre ore per completare l’operazione. Abbiamo iniziato alla 1.30 e abbiamo finito alle 20. I due chirurghi si sono riposati al massimo 2 ore».
Si è trattato del terzo trapianto mai eseguito al mondo. Paziente è stato un uomo di colore di 40 anni rimasto vittima di un’infezione seguita alla circoncisione a cui è stato impiantato un organo espiantato ( insieme ai reni) da un paziente bianco: « Abbiamo tanti pazienti in lista d’attesa ma ci sono pochi donatori. La complessità della materia è duplice: sia medica sia etica. Per questo, quando si è presentata l’occasione, il paziente non ha avuto alcun dubbio ad accettare un pene donato da un uomo bianco. Tra sei mesi, quando avrà riacquistato completamente le funzionalità dell’organo, verrà eseguito un tatuaggio estetico per coprire gli inestetismi».
L’intervento è molto complesso: « Per 5 ore circa hanno lavorato utilizzando tecniche microchirurgiche e un microscopio operatore per effettuare le microanastomosi tra i vasi e i nervi: questa è la parte più difficile dell’intervento e richiede molta concentrazione e precisione.».
Per Guglielmo Mantica, cresciuto con la passione dell’urologia grazie al suo maestro, il professor Alberto Roggia, l’esperienza in Sud Africa si sta rivelando incredibile: « L’urologia è una branca molto varia sia dal punto di vista medico sia chirurgico. In Sud Africa sto vivendo esperienze professionali molto importanti: al di là del trapianto di pene, si fa tanta chirurgia urologica di tutti i tipi (open, endourologia, laparoscopia). In questo paese, inoltre, non ci sono molti urologi: in Italia ce ne sono 2000 per 60 milioni di abitanti circa, qui 300 per 55, ho molta più possibilità di muovere le mani».
Il racconto di Guglielmo è ancora carico di emozione: « È stata un’esperienza unica. Incredibile essere lì presente, sentirsi parte del team in una cosa così nuova e “grande”. L’adrenalina alle stelle e tanta eccitazione. Il risultato è importante e corona anni di preparazione dei due chirurghi impegnati. Nel 2014 il mio professore ha eseguito il primo trapianto con successo. Lo scorso anno negli Stati Uniti ne hanno fatto uno su un paziente che aveva subito l’amputazione a causa di un tumore al pene».
Da Voltorre a Cape Town per sentirsi protagonisti del progresso scientifico.
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