Esce “Giorni come nuvole”, il nuovo disco dei Settegrani
Rock, folk e tanta anima nel nuovo disco dei tre fratelli di Bizzarone, realizzato tra la Cina e Como, dopo la notorietà conquistata al festival di Nanchino

Dalla Cina con amore: i Settegrani tornano in Italia, dopo le incredibili esperienze a Nanchino e sulla televisione cinese (guarda il documentario). I musicisti di Bizzarone sfornano un album con dieci inediti e la riedizione di “Ragazza di Nanchino”, la commovente canzone dedicata alle donne vittime della guerra.
Un disco sincero, solido, che scorre bene sul piatto e nell’autoradio e trasmette tutto il cuore che i tre fratelli (Fabrizio Settegrani, Mauro Settegrani e Flavio Settegrani) hanno messo in queste 11 tracce (c’è anche in aggiunta una versione elettronica di “Ragazza di Nanchino”). L’opera si chiama “Giorni come nuvole”, un titolo che arriva dal ritornello della traccia 5, “Capita,” e allude alla fatica e alla gioia di una vita che va presa così com’è: tragica, dolce, entusiasmante o amara. Un disco della maturità, molto vario, che parte con la scanzonata ballata “Scantautorè”, filastrocca folk rock dal testo frizzante: “Io sono uno, Scantautorè, e in testa ho, una corona di sogni per te”.
“Ragazza di Nanchino” conferma l’impegno politico e pacifista della band. Con “Ominidi” i Settegrani invece confezionano un pezzo elettrodance anni Settanta, con un testo curioso e interessante, farcito di sarcasmo nonsense: ma che in fondo, si intuisce, allude alla superficialità e alla banalità dei rapporti quotidiani: “Ci sentiamo domani. Scusa, mi richiami? Scusa, come ti chiami?”.

La ballata rock trova la sua espressione più compiuta in “Ti aspetterò”, un pezzo che trasuda ottimismo e che si concede anche i mandolini nel ritornello, per finire con un assolo potente di Mauro Settegrani. La ballata forse più bella del disco è “Capita”, un pezzo di 4 minuti in cui Fabrizio Settegrani sforna un testo splendido, con immagini poetiche e contemporanee, mettendo insieme sogni e pezzi vita di tutti i giorni. Il basso trascina l’ascolto e lo slide guitar colora perfettamente l’intero pezzo. Una canzone da ascoltare in viaggio, guardando dal finestrino, oppure la notte in un parcheggio conversando con un amico: “E sono sogni che si infrangono, notti che non passano, parole che feriscono, storie che ti cambiano, attimi che esplodono, giovani che ballano, davanti a un caffè”.
(Il video di Ragazza di Nanchino)
Tocca poi ad “Aria del mare” una ballata acustica struggente per voce e chitarra. Il disco riparte con l’aggressiva “Ruggine” in cui la domanda di futuro emerge tra le note ruvide e distorte: “E in questo mondo, puoi essere quello all’angolo, quando intorno a te non c’è più amore, ma solo ruggine”. Un’altra ballata, lenta e struggente, è la rediviva “Dimmi cosa c’è”, un pezzo che i Settegrani scrissero nel 1995, ma che è stata rallentata e riarrangiata fino a farla diventare un brano lento ed emozionante sull’amore e le sue delusioni: “Dimmi cosa c’è, dimmi cosa c’è che non ho, forse non sai più cosa vuoi, ma prendimi così”.
Il disco si chiude con tre canzoni folk: “Amico mio raccontami” è una storia generazionale che parla di Genova 2001; c’è un nostalgico sottofondo di fisarmonica e nel testo si parla dei sogni passati di quella generazione di militanti: “Ho vista una città cadere, e un mondo a testa in giù, in una estate calda, che non scorderemo più”. Con “A sud” si ritorna sul registro delle canzoni popolari di resistenza umana: “Aveva un buon lavoro e tanti amici, ma dovette partir subito e lasciare tutto lì”. Chiude la divertente “Revival”.
Il disco è disponibile da venerdì 26 maggio in tutti gli store digitali e nei negozi di dischi, ed è distribuito da Egea Music. Per sentirlo dal vivo si comincia sabato sera, il 27 maggio, a Cantù, all’Una e trentacinque circa.
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