Confartigianato costruisce un ponte di lavoro e affari con il Canada

L'associazione di viale Milano ha fatto un accordo con la Camera di Commercio italiana dell'Ontario. Con Il Ceta, l'accordo di libero scambio tra Ue e Canada, si aprono moltissime opportunità per le imprese lombarde

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Aprire un’azienda per telefono, avere pagamenti sicuri a trenta giorni, ricevere anticipi sui lavori delle opere prese in appalto, poter scaricare dalle tasse tutto il possibile immaginabile. Non è il paese dei balocchi degli imprenditori, ma quello che accade normalmente in Canada. Questo Paese, emerso da tempo, si candida ad essere uno dei mercati emergenti per l’Italia e per la nostra provincia anche alla luce del Ceta, l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e la Terra dei grandi laghi.

A gettare un ponte tra Italia e Canada ci ha pensato Confartigianato Imprese Varese che, intuendo le forti potenzialità di questo nuovo mercato, ha fatto un accordo con la Camera di commercio italiana dell’Ontario. «Abbiamo scelto di investire sull’internazionalizzazione – ha spiegato il presidente Davide Galli, – perché è nel mondo che dobbiamo portare il valore  della nostra produzione. L’orizzonte del Canada per noi è fondamentale e rappresenta una reale prospettiva per le nostre imprese. Un mercato fino ad oggi sottovalutato».

Attualmente il mercato canadese vale per l’export lombardo 940 milioni di euro con una tendenza a crescere (+2,7%) soprattutto nei settori a maggiore concentrazione di micro e piccole imprese. I prodotti lombardi più richiesti sono: macchinari e apparecchiature (24%), prodotti chimici (10,4%), articoli di abbigliamento (8,3%), prodotti della metallurgia 86,6%), prodotti farmaceutici  (6,3%), prodotti in metallo (&,2%). Una bella boccata di ossigeno, dopo il forte rallentamento di UsaEmirati Arabi e Russia, tre mercati di sbocco fino a ieri determinanti per il Pil lombardo.

UN CANALE PREFERENZIALE PER LE IMPRESE
L’accordo con la Camera di Commercio italiana dell’Ontario (ICCO) di fatto aprirà alle imprese associate a Confartigianato  una sorta di corsia preferenziale per l’accesso al mercato canadese. «Avremo la possibilità di essere sulla piattaforma della italian chambers of commerce of Ontario – spiega Matteo Campari, dell’ufficio internazionalizzazione – con accesso alle ricerche di mercato e al virtual office, uno strumento che consente un “atterraggio morbido” oltreoceano».
L’espressione usata da Campari allude anche alle infinite possibilità che il Ceta creerà a favore delle imprese lombarde. In effetti attraverso questo accordo potranno entrare nel mercato unico nordamericano istituito attraverso il Nafta alle stesse condizioni di un mercato domestico.

VARESE CHIAMA, ONTARIO RISPONDE
I lavori “diplomatici” tra Confartigianato e Ontario sono già piuttosto avanzati. Il 26 luglio prossimo è infatti previsto nella sede di viale Milano un seminario sull‘accordo Ceta e le opportunità  di business tra Canada, Italia e Ue. Durante la conferenza stampa di presentazione, in collegamento Skype con Confartigianato, Corrado Paina, direttore di ICCO, e l’imprenditore Nicola Capomasi hanno spiegato le potenzialità del mercato canadese. «Qui vivono un milione e mezzo di italiani – ha detto Paina – e il made in Italy è fortissimo. Ci sono settori chiave per le nostre economie, in particolare l’aerospaziale e la meccanica. C’è un forte interesse confermato dal fatto che la Lombardia intercetta il 70% degli investimenti diretti canadesi. Credo che quello che stiamo costruendo con Confartigianato sia un modello che potrebbe essere esteso anche al resto d’Italia».

In attesa che il “ponte” venga ultimato, c’è chi quel ponte lo ha già collaudato. L’imprenditore padovano Nicola Capomasi  in Canada ci è arrivato tre anni fa, un po’ per scelta e un po’ perché costretto dall’inadeguatezza del proprio Paese. Nel 2008 Capomasi era a Varese dove, con la sua azienda di restauro, rimuoveva i graffiti dei mondiali di ciclismo. «In Italia in quel periodo ero all’apice avevo 120 dipendenti e molto lavoro – ha raccontato Capomasi -. Ma per fare l’imprenditore dovevo combattere con i massimi ribassi, fare da banca ai clienti, difendermi dai fallimenti pilotati. E così ho ricominciato oltreoceano in un paese che ha meno anni della casa di mia nonna. Oggi ho 20 dipendenti di tutte le nazionalità e la mia vita è più vivibile grazie anche alle leggi canadesi che sono chiare e rispettate da tutti. Mi pagano a trenta giorni, la burocrazia è pressoché inesistente, la tassazione è corretta. Tutto questo ha migliorato la qualità della  mia vita e della mia famiglia».

Capomasi ha recentemente vinto l’appalto pubblico per il restauro del parlamento canadese, uno dei più grandi al mondo, per il quale sono stati stanziati 10 miliardi di dollari canadesi. «Siamo stati l’unica azienda a poter fare quella gara, grazie anche a una Joint venture con un’altra azienda di Bologna. Gli italiani sono i primi al mondo, questa medaglia ce la meritiamo».

 

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Pubblicato il 21 Luglio 2017
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