“La rete Giunca si occupa di quello che ci preoccupa”

Carlo Del Grande imprenditore della BDG El. srl: « Oggi è fondamentale dare un senso alla fatica della fabbrica»

Avarie

«La rete Giunca si occupa di quello che ci preoccupa». Carlo Del Grande della BDG El. srl di Bardello se non avesse fatto l’imprenditore metalmeccanico, avrebbe dovuto fare il comunicatore. La sua battuta sintetizza in modo efficace il momento di cambiamento epocale che molte imprese stanno attraversando, non solo a causa della recente crisi. E per cercare di rispondere a quella preoccupazione, cinque anni fa, ha deciso insieme ad altri imprenditori di fondare Giunca, la prima rete di imprese italiana dedicata al welfare.

Del Grande perché  è nata Giunca?
«Perché sentiamo la necessità di occuparci dei collaboratori non solo dal punto di vista organizzativo. L’azienda è molto di più, è una comunità di persone, con bisogni e necessità, a volte latenti, a volte più evidenti. E siccome in Italia ci sono sempre meno risposte a questi bisogni occorre un nuovo sguardo che generi un welfare diverso».

In cosa consiste questa diversità?
«In una consapevolezza che riguarda tutti noi: la qualità della vita è fondamentale. Le aziende possono essere organizzate quanto vogliamo, ci sono liturgie che non si possono evitare, ma alla fine sono fatica. La fabbrica è fatica. Intendiamoci, siamo lontani dai “Tempi moderni” di Charlie Chaplin, ma oggi, come lo era allora, è fondamentale recuperare il senso di questa fatica. Per fare un esempio, Federica Pellegrini vince, è una campionessa e questo è il senso del suo duro lavoro quotidiano che naturalmente è legato a una passione. Oggi il welfare integrativo cerca di rispondere a questa domanda di senso per tutti coloro che nella fabbrica ci lavorano, imprenditore compreso».

Trovare il senso del suo lavoro, forse per l’imprenditore è più facile
«L’imprenditore per prima cosa non deve essere inteso come il proprietario. Nella mia visione è più un custode. Noi siamo i padroni di nulla soprattutto in una economia globalizzata dove si compete con il mondo. Ecco perché alcune domande devono trovare una risposta qui ed ora, cioè non si possono più rimandare. Per fare l’imprenditore in modo efficace ed efficiente bisogna avere degli schemi, è vero, ma in questo momento sono  altrettanto fondamentali i dubbi che alimentano questo nuovo tempo. Uso una metafora: noi compriamo e mangiamo tutto l’anno ciliegie che non sanno di niente. Se non ci interroghiamo per tempo rischiamo di dimenticare per sempre quel gusto».

Ritornando a Giunca, qual è la prima risposta che lei cerca in questa rete?
«Un risparmio sui costi relativi al welfare non è una ragione né necessaria né sufficiente. Semmai la rete di welfare rappresenta una straordinaria occasione di formazione per le persone. Migliorarsi, acquisire nuove competenze, confrontarsi e crescere grazie a un network così eterogeneo credo che sia già una bella risposta, soprattutto per noi imprenditori che viviamo di una bellissima emozione, quella di continuare a fare. In fondo siamo un po’ come gli artisti, si muore senza andare mai in pensione».

Se non avesse fatto l’imprenditore, che cosa avrebbe fatto?
«Ho sempre amato la storia. Avrei fatto l’insegnante».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 20 Luglio 2017
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