Processo Park, dalle stanze attigue non si poteva vedere la coreana
Il perito del tribunale ha riportato le conclusioni sul cono visivo dalle stanze dei testimoni e sui volumi delle voci udibili da una stanza all'altra. Il processo per l'omicidio della sposa corerana alle battute conclusive

La perizia fonica e visiva non ha sciolto tutti i dubbi che aleggiano attorno alla morte di Aan Jung Mee, la sposa coreana precipitata dal primo piano dell’albergo Ibis di Cardano al Campo la sera del 18 maggio dell’anno scorso e per la cui morte è sotto processo Dahee Park, con l’accusa di omicidio volontario della moglie.
Semmai i dubbi sono aumentati e questo renderà ancora più difficile la scelta dei giurati popolari della corte presieduta dalla presidente della sezione penale Renata Peragallo. Secondo il perito incaricato dal Tribunale di Busto Arsizio, ascoltato questa mattina (martedì) in aula, dalle camere 124 e 134 non si avrebbe una visuale, in sicurezza, tale da permettere di vedere un corpo appeso alla sbarra protettiva della finestra (come ha asserito un testimone in sede di incidente probatorio, ndr). Dalla 134, addirittura, ci sarebbe anche un pluviale a nascondere la visuale sulla camera 122.
Dal punto di vista fonico, inoltre, sono stati eseguiti dei test nelle camere adiacenti per capire cosa avrebbero potuto sentire le testimoni che parlano di urla e litigi tra i due sposini coreani: secondo quanto affermato dal perito la voce si sarebbe potuta sentire in maniera abbastanza chiara senza i condizionatori accesi che, alla massima potenza, avrebbero coperto le voci tramutando le parole in rumore bianco.
Il processo, esauriti i testimoni e la perizia, si avvia alla requisitoria del pubblico ministero Maria Cardellicchio (12 settembre) e del difensore Guido Camera (19 settembre). La sentenza, dunque, arriverà prima dell’autunno.
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