Disabili in ztl, la Cassazione dà ragione a Porfidio e il Comune rischia maxi-rimborsi
La sentenza della Suprema Corte dice che non è legittimo chiedere ad un disabile che entra in zona a traffico limitato di chiamare per segnalare il passaggio. Il caso di via Roma rischia di diventare nazionale
Da anni siamo abituati alle battaglie di Audio Porfidio: sullo spostamento del monumento ai caduti (aveva ragione lui, ndr), la caserma dei Carabinieri, le multe ai disabili che transitavano in via Roma.
Proprio sulle multe ai disabili ha ottenuto un nuovo successo con una sentenza della Corte di Cassazione che gli dà ragione e condanna il Comune di Busto Arsizio alla restituzione del corrispettivo di 21 verbali per essere passato sotto la telecamera all’ingresso di via Roma senza aver chiamato il Comando della Polizia Locale nelle 48 ore successive: «C’è voluta la Cassazione per far capire al Comune di Busto Arsizio di avere torto marcio sulle multe di via Roma – spiega l’ex-consigliere comunale – ora dovrebbero almeno avere l’accortezza di restituire i soldi ai cittadini che hanno avuto il dispiacere di pagare una multa illegittima».
La vicenda risale al 2009 quando l’amministrazione installò una telecamera all’ingresso della via e la chiuse al traffico veicolare privato. Il cartello apposto sotto la telecamera spiegava che i disabili con contrassegno avrebbero potuto transitare ma sarebbe stato necessario telefonare entro 48 ore per segnalare il proprio passaggio ed evitare la contravvenzione. Inutile dire che ci fu una pioggia di multe e iniziò una lunga battaglia che culminò anche con una marcia dei disabili al seguito del vulcanico consigliere comunale.
Secondo la seconda sezione civile della Suprema Corte, composta dai giudici Stefano Petitti, Antonio Oricchio, Vincenzo Correnti, Antonello Cosentino e Luigi Abete l’obbligo di comunicazione del transito entro le 48 ore non può rendere illegittimo l’accesso da parte di chi ne ha diritto. Questo tipo di controllo, specifica meglio la sentenza, può essere effettuato solo prima del passaggio (per facilitare il lavoro di riconoscimento delle vetture) e non dopo.
Questa sentenza apre una questione locale e nazionale. Quella locale riguarda il Comune di Busto Arsizio che, ora, dovrà cambiare il sistema di verifica all’ingresso di via Roma (peraltro sede dei servizi sociali, ndr) fare fronte alla restituzione degli importi fatti pagare a moltissimi disabili che hanno fatto ricorso e lo hanno perso e che poi non hanno avuto la forza economica di fare opposizione. Per un certo periodo al giudice di pace di Busto ne arrivarono più di una decina al giorno: «Non tutti i multati hanno la possibilità economica di pagare le spese legali per fare ricorso o per portare avanti un ricorso – spiega Porfidio – per questo confido in un bel gesto dell’amministrazione comunale».
Il risvolto nazionale è presto detto: la sentenza della Cassazione fa giurisprudenza e potrà essere impugnata in qualsiasi parte d’Italia dove vige un sistema simile a quello di Busto Arsizio.
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