La campagna sui ciclisti del Comune di Gallarate non piace ai ciclisti urbani

Nel senso che sono arrivate le critiche di alcuni blog che da tempo si occupano del tema. La prima contestazione: parla solo ai ciclisti e non agli automobilisti

gallarate generico

Il Comune di Gallarate ci lavorava da mesi e la notizia era già rimbalzata sui giornali nazionali, in articoli che dipingevano Gallarate come (possibile) laboratorio della sicurezza per i ciclisti (oltre che come luogo molto pericoloso). La campagna per la sicurezza stradale promossa dal Comune insieme all’ex corridore Ivan Basso ha però anche attratto alcune critiche.

Se n’è iniziato a discutere nei giorni scorsi (dopo la pubblicazione del “decalogo”), su blog e pagine social dedicate ai ciclisti, intesi soprattutto come pedalatori urbani, chi usa la bici nella quotidianità. Uno degli aspetti più controversi della campagna è la scelta – rivedicata dall’amministrazione – di rivolgersi solo ai ciclisti, anziché a tutti gli utenti e in particolare ai conducenti di veicoli a motore (la stragrande maggioranza degli incidenti gravi. mortali coinvolge auto o camion).

Paolo Pinzuti è un blogger molto noto (in passato anche sul Fatto Quotidiano) e con una visione “militante”, tra i promotori della campagna #salvaiciclisti e creatore di BikeItalia.it, ha pubblicato un post molto duro, che critica fortemente il decalogo e contesta anche Ivan Basso, anche con toni molto urticanti. «Basso parla di cose che non conosce […] senza essersi curato di conoscere o approfondire un fenomeno tanto complesso come quello della sicurezza stradale» scrive Pinzuti. Il blogger-attivista contesta di fondo il fatto che un ciclista professionista ha una visione dell’uso della bicicletta che è molto diverso da chi la usa in ambito urbano (anche se va ricordato che Basso ha sempre vissuto nella zona di Gallarate, avendo a che fare ogni giorno con strade molto trafficate).

Il blog Benzinazero, a firma di Gianni Lombardi, ha invece pubblicato una “revisione” dei dieci punti che confronta la campagna gallaratese con quella di altre città, contesta alcuni punti, cita altri articoli e propone visioni alternative.

1- “In bicicletta proteggiti!” Nei paesi dove il casco è obbligatorio (Usa, Australia, Gran Bretagna) ci sono più morti in bicicletta rispetto a quelli dove non è obbligatorio (Francia, Spagna, Olanda, Belgio, paesi scandinavi). A parte l’uso sportivo, non sembra un consiglio efficace, o almeno la sua efficacia in termini di prevenzione incidenti non è documentata. Qui sopra un filmato olandese, dove di biciclette se ne vedono tantissime, e di caschi ben pochi.

2- “In bicicletta orecchie libere!” L’incidentalità determinata dall’uso di auricolari o cuffie in bicicletta è da dimostrare. È invece chiara e ben documentata la distrazione determinata in auto dall’uso di smartphone e navigatori. È certamente una cattiva abitudine usare il telefonino in bici, ma non sembra così pericoloso come usarlo in auto.

3- “In bicicletta fatti vedere!” Ok per l’uso delle luci, ma manca un dettaglio importante: per farsi vedere è utile anche non pedalare troppo a destra, al contrario di come prescritto dall’antiquato codice della strada italiano. Altro dettaglio importante: nessuno ha ancora documentato l’utilità del giubbino catarifrangente, norma che nel caso dei tunnel è da considerare vessatoria nei confronti dei ciclisti (sarebbe molto più ragionevole e sicuro obbligare i mezzi a motore a rallentare nei tunnel, invece di costringere i ciclisti a indossare abbigliamento apposito). Se qualcuno conosce studi che documentano l’utilità del gilet catarifrangente, è pregato di indicarli nei commenti.

4- “In bicicletta attenzione in rotatoria!” Lo sappiamo: le rotatorie fluidificano il traffico auto ma sono scomode per i pedoni e pericolose per i ciclisti. Secondo la polizia svizzera in caso di incidente auto-bici in una rotatoria la colpa è dell’auto nell’89% dei casi (Livello di sicurezza e incidentalità nella circolazione stradale 2015 Svizzera upi-SINUS-2016). Sarebbe quindi utile sensibilizzare anche gli automobilisti, oltre a progettarle meglio dal punto di vista di ciclisti e pedoni.

5- “In bicicletta attenzione alle portiere!” È un incidente abbastanza frequente: oltre ad essere vietato aprire la portiera senza guardare, è una disattenzione grave da parte dell’automobilista. Il consiglio più pragmatico e utile è quello del Ministero dei Trasporti Britannico: pedalare a un metro dalle auto parcheggiate. Molto meglio di generici inviti all’attenzione.

6- “In bicicletta attenzione ai sorpassi!” Certamente. Ma l’immagine sembra rappresentare un’auto parcheggiata in modo irregolare che ostacola una bicicletta. Anche qui forse sarebbe meglio sensibilizzare (e multare più spesso) le auto parcheggiate male e le pericolose auto in seconda fila piuttosto che fare generici appelli all’attenzione.

7- “In bicicletta fila indiana!” Questo è un consiglio pericoloso e sbagliato, soprattutto con questa formula perentoria, anche perché, contrariamente alle credenze, NON è vero che sia sempre obbligatorio andare in fila indiana. Il discorso è complesso ed è più approfondito qui: Gruppi di ciclisti: l’art. 182 comma 1 è contraddittorio, pericoloso, scritto male. Basti dire che una lunga fila indiana incoraggia sorpassi pericolosi da parte degli automobilisti.

8- “In bicicletta reggiti bene!” Questa sembra inserita per fare numero tondo completare l’impaginazione

9- “In bicicletta rispetta il codice stradale!” Sì, certo, ma andrebbero corretti i suoi numerosi svarioni a proposito dei “velocipedi” e andrebbe inoltre aggiornato per portarlo in linea con altri codici europei, in particolare per quel che riguarda le bici contromano e i semafori.

10- “In bicicletta attenzione all’entrata in carreggiata!” Questa è un po’ presa alla lontana. Data l’immagine era meglio scrivere “In bicicletta attenzione agli stop” anche se non sembra che ci sia una grande incidentalità di ciclisti che si scagliano contro le auto negli incroci (se qualcuno ha statistiche attendibili in proposito, e non singoli casi, è pregato di segnalarle nei commenti). Inoltre nell’immagine la bici è già in una carreggiata.

L’articolo ha avuto una certa eco ed è stato molto commentato: è stato rilanciato tra gli altri anche da Marco “Marmaz” Mazzei, uno dei “cicloattivisti” urbani più noti. Molti semplici pedalatori urbani (anche su VareseNews) e commentatori che si occupano di questi temi hanno criticato la campagna, anche se non tutti hanno bocciato in toto l’idea di una serie di indicazioni (più che regole) che sia rivolta in primis ai ciclisti, per invitarli a comportamenti corretti e prudenti. Anche se – come emerge dalla controanalisi di Benzinazero – in molti casi sono stati proposti consigli molto diversi da quelli di Basso.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 09 Ottobre 2017
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  1. Avatar
    Scritto da supertizzy

    Certo che prendere lezione da un comune , Gallarate , che da anni ha delle piste ciclabili fuorilegge , pericolose , mal realizzate , monche , ecc…ecc…ce ne vuole !!!
    Ho delle foto con pali di ferro in mezzo alla pista ciclabile (Via Pietro da Gallarate di fronte al centro comm. malpensa1) con buche gigantesche e vegetazione invadente (Viale Lombardia cinelandia) con monconi pericolosi ed inutilizzabili (Via Carlo Noè) e potrei andare avanti ancora ma ho finito i caratteri !!! ma per favore !!!

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