L’intervista “sfogo” di Maroni nella quale dice che Salvini è un leader stalinista
Sono dichiarazioni non scontate e senza filtri quelle apparse sul quotidiano Il Foglio nell’intervista al Presidente uscente Roberto Maroni firmata dal direttore Claudio Cerasa

Sono dichiarazioni non scontate e senza filtri quelle apparse sul quotidiano Il Foglio nell’intervista al Presidente uscente Roberto Maroni firmata dal direttore Claudio Cerasa.
Un’intervista nella quale il Governatore riflette a tutto tondo sulla sua scelta di non ricandidarsi (elezioni regionali Lombardia 2018) e sulla politica nazionale ed internazionale ma, soprattutto, un’intervista nella quale fa dei ragionamenti molto forti nei confronti del segretario leghista Matteo Salvini.
“Sono dispiaciuto per le dichiarazioni sprezzanti e sorprendenti nei miei confronti del mio segretario – è riportato nel colloquio tra i due -, pretendevo che il segretario del mio partito non utilizzasse la mia scelta di vita per cercare di colpirmi. Di fatto, invece, mi sembra stia avvenendo questo. Il segretario del mio partito tende a osservare la realtà con un filtro che gli viene offerto dalle persone che lo circondano e queste persone quando gli presentano un problema non offrono sfumature ma tagliano tutto con l’accetta”.
E poi la stoccata più dura nella quale il politico varesino ribadisce la sua ricostruzione dei fatti e usa un termine molto forte per definire la leadership salviniana:
“Salvini sapeva tutto da mesi, è stato il primo a saperlo, il secondo è stato Berlusconi, ed è stato Salvini a concordare le tempistiche dell’annuncio, io sono un leninista convinto, uno che crede nella leadership, ma non avrei mai pensato di ritrovarmi di fronte un leader stalinista”.
Questi i passaggi più duri che riguardano il partito e la sua ultima decisione sulla Lombardia. Maroni ribadisce tuttavia fedeltà alla linea, “Io sono una persona leale, sosterrò il mio segretario”, anche se ne contesta la strategia: “La Lega di oggi mi sembra ricca di tattica e poco di strategia. Questo significa occuparsi solo di marketing e poco di futuro”.
Nella lunga intervista Roberto Maroni parla anche di politica nazionale, toccando il tema del lavoro, del job act e delle elezioni, ma anche temi internazionali (“In Francia non avrei votato Le Pen, simbolo si sterile e improduttivo nazionalismo”).
Infine, quando parla di Movimento 5 stelle, lancia anche una stoccata nei confronti del varesino Gianluigi Paragone pronto a candidarsi con il Movimento:
“Era uno dei più fieri e accaniti sostenitori della Lega – dice nell’intervista Maroni -, ora è salito sul taxi grillino seguendo l’esempio di molti: prima delle idee viene la convenienza personale”.
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Paragone avra’ cambiato idea dopo aver constatato che la Lega che prometteva lotta dura a Roma Ladrona e a tutti i poltronari fancazzisti con stipendi da nababbi sulle spalle della povera gente. Dopo aver stretto alleanza con Berlusconi e accomodatasi sugli scranni di Roma Ladrona si sa come e’ finita(vedi capo e ammistratore del partito) Quindi non vedo nulla di strano che una persona perbene decida di candidarsi con un movimento dalla faccia e dalle mani pulite con buona pace di Maroni.