Il braccialetto di Amazon: un brevetto che crea grandi polemiche

Ormai si chiama, semplicemente, "Il braccialetto di Amazon" e ha creato enormi polemiche: ma cos'è esattamente? le spiegazioni degli esperti

Generico 2018

Ormai si chiama, semplicemente, “Il braccialetto di Amazon” e ha creato enormi polemiche, entrando anche nella campagna elettorale italiana: quello che si teme infatti è che il colosso americano delle vendite on line abbia creato una forma di controllo dei lavoratori mai vista prima. Ma di cosa si tratta esattamente, e quanto c’è di vero nelle preoc

Di cosa si tratta lo spiega la storica rivista Hardware Upgrade, che nel suo articolo spiega i particolari già noti del brevetto:

Amazon ha depositato alcuni brevetti relativi ad un braccialetto che può rilevare il posto in cui si trova il dipendente che lo indossa all’interno del magazzino, tracciando non solo la posizione, ma anche il movimento delle mani in tempo reale e con precisione. A riportarlo è stato GeekWire, con il brevetto che descrive un sistema avanzato per la gestione dell’inventario caratterizzato da dispositivi di tracciamento e ricevitori che vengono utilizzati per ottimizzare la produttività degli impiegati. Il brevetto è stato depositato dalla compagnia nel 2016, ma solo lo scorso 30 gennaio è stato approvato dalla USPTO.

Il deposito del brevetto non significa, in realtà, che siamo a un passo dal controllo dei lavoratori Amazon, come spiega il Post:

Quello di cui si è parlato sui giornali – spesso con toni molto allarmisti e preoccupati – è per ora solo un brevetto, che fu depositato da Amazon due anni fa, nel 2016, e che solo recentemente è stato riconosciuto come valido. Il New York Times ha scritto che Amazon non ha voluto commentare la notizia del brevetto, ma che non ci sono per ora prove che voglia davvero produrre e far indossare ai suoi dipendenti i braccialetti elettronici: e d’altra parte è noto che aziende di quelle dimensioni depositano moltissimi brevetti anche solo per avvantaggiarsi sulla concorrenza, prima ancora di decidere se produrre, usare o meno quei dispositivi. La maggior parte restano solo brevetti. Anche se i braccialetti fossero prodotti e distribuiti ai lavoratori dei magazzini, comunque, non servirebbero a “controllarli”, come sembrano suggerire i commenti dei politici italiani. Il fraintendimento – forse – è dovuto alla somiglianza dell’idea dei braccialetti elettronici di Amazon con quella dei braccialetti elettronici che vengono usati negli Stati Uniti per controllare i movimenti dei detenuti in libertà provvisoria.

Se questo dispositivo finisse per venire alla luce, però, non sarebbe utilizzabile in Italia, secondo le leggi. A spiegarlo è la sezione “norme e tributi” del Sole 24 ore:

Qualsiasi strumento capace di realizzare un controllo a distanza dei lavoratori si può installare solo se c’è il consenso delle rappresentanze sindacali o, in mancanza di accordo, previa autorizzazione dell’ispettorato del lavoro.

È vero che il Jobs Act ha esonerato dalla richiesta di ottenere queste autorizzazione gli “strumenti di lavoro”, ma questa nozione (già interpretata in modo troppo restrittivo dal Ministero del lavoro) non si può allargare fino ad includere ogni apparecchio che può rendere più efficiente l’azienda.

Ma anche passando sopra il problema del consenso, le leggi – lo stesso articolo 4, il codice privacy e le sue prossime evoluzioni che entreranno in vigore il 25 maggio del 2018 – contengono solidi e diffusi anticorpi verso qualsiasi forma di monitoraggio costante, pervasivo e generalizzato dell’attività lavorativa.

Certamente, si tratta di una innovazione che desta molte preoccupazioni: il futuro dirà dove si arriverà.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Febbraio 2018
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