Il “nocciolino” al seno ha cambiato la vita di Laura
Laura Pinnavaia è membro di Caos e di Europa Donna e lavora per migliorare i percorsi di cura delle donne con tumore al seno. La scoperta della malattia fu drammatica ma le ha dato nuovi obiettivi
Ha ricominciato a studiare, conoscere, approfondire per poter aiutare le donne.
Quel nocciolino comparso nel suo seno tre anni fa, le ha indicato una nuova via, fatta di impegno per mettersi al servizio di chi soffre.
Laura Pinnavaia è una docente di lingue all’Università Statale di Milano. Abituata a confrontarsi ogni giorno con il mondo della conoscenza, le è sembrato naturale aderire all’associazione di pazienti che lavora al fianco di medici e ricercatori per migliorare la qualità della vita delle donne colpite da tumore al seno.
LA SCOPERTA DEL TUMORE
Il suo incontro con questo mondo risale al 2015: « L’anno era iniziato molto male. Mi ero rotta un ginocchio sciando a gennaio. L’intervento e poi la riabilitazione mi obbligarono a fermarmi e seguire i progressi del mio corpo. A febbraio, mentre indolenzita dalla fisioterapia mi stavo rilassando, trovai una cosa dura nel mio seno. Non faceva male ma era consistente come un metallo».
La mente di Laura si paralizza per la paura: « Mia madre è morta di tumore al seno, un’esperienza durata dieci anni che ho ben viva nella mia mente. Spaventata dalla sua storia, ogni anno mi sottoponevo ai controlli: anzi ogni sei mesi, alternati, facevo ecografia e mammografia. L’ultima risaliva al settembre precedente».
Così Laura fa nuovamente i controlli: ecografia, ago aspirato, biopsia. Quando il medico conferma i sospetti, Laura crolla: disperata, con l’esempio di sua madre davanti agli occhi, vede la morte avvicinarsi.
LA BATTAGLIA PER LA VITA
« Il terrore iniziale si è poi tramutato in voglia di lottare – ricorda Laura – Il merito va al dottor Incarbone della clinica Multimedica San Giuseppe, che mi ha spiegato tutto, raccontandomi, in modo scientifico e dettagliato, ciò che stavo affrontando. La parola tumore fa paura ma indica storie e situazioni diverse, esperienze personali che non sono sovrapponibili. Sapere che il mio tumore era di tipo genetico, per esempio, mi ha cambiato la prospettiva».
Certo, la mutazione del gene BRCA2 ha costretto i medici a limitare al massimo le potenzialità tumorali con la mastectomia bilaterale prima e poi l’asportazione delle ovaie poi: « Nonostante le scelte difficili, in quel periodo ho trovato una grande forza. È stato determinante l’affetto della mia famiglia e dei miei amici, ma anche importante è stato l’amore che io ho nutrito per me stessa. Mi sono presa cura della mia persona come non facevo da anni. Mi ascoltavo e mi coccolavo. Tutto ciò mi ha restituito l’equilibrio».
L’INCONTRO CON L’ASSOCIAZIONE CAOS
Nella vita di Laura, quindi, entra in gioco l’associazione Caos: « È stato lo stesso primario che mi curava a presentarmi Adele Patrini e la sua associazione. Ho capito il valore di un gruppo a cui affidarsi anche solo per capire dove andare a comprare la parrucca o per chiedere consigli di trucco durante la chemioterapia. Oltre al supporto nelle piccole cose della vita quotidiana, inoltre, ho scoperto l’attività di Caos a sostegno degli specialisti e della ricerca. Ho capito il valore del punto di vista alternativo, cioè quello del paziente che può e deve entrare nelle decisioni che lo riguardano».
Superata la malattia, Laura si è quindi messa a disposizione di Caos: « Ognuno ha il suo ruolo a seconda delle preferenze – spiega Adele Patrini – Abbiamo capito subito che Laura poteva essere la nostra portabandiera istituzionale. L’esperta che si siede ai tavoli tecnici dove si discutono modelli e linee guida».
Con questo incarico, Laura ha iniziato a studiare, partecipare a convegni, seguire audit per imparare: « Se vuoi essere un punto di riferimento, ti devi preparare e studiare. Solo con proposte di qualità si portano miglioramenti al mondo dell’assistenza medica».
L’ATTIVITA’ AI TAVOLI I TECNICI
Laura è entrata così a far parte del Direttivo di Europa Donna Italia e con questo incarico si impegna per migliorare l’assistenza delle donne a livello nazionale: « Lavoriamo perché in tutti gli ospedali italiani si aprano “breast unit” che sono modelli di presa in carico efficaci. Occorre che i protocolli di cura vengano uniformati così che le donne della Lombardia e quelle di Campania, Puglia, Lazio o Emilia abbiano gli stessi approcci terapeutici».
Fino a tre anni fa, Laura Pinnavaia era una docente universitaria che si divideva tra lavoro e famiglia. Quel nocciolino le ha cambiato prospettiva.
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