C’è un elefante verde in salotto, non lo vedete?

Fabio Castano propone racconti brevi, a volte poetici, a volte fulminanti, che si muovono con ironia tra affetti privati e paranoie collettive

gallarate generico

Un libro scritto a mano. O meglio: quaranta racconti, nati alla vecchia maniera, scritti a penna su un foglio. “C’è un elefante verde in salotto” è la nuova raccolta di Fabio Castano, gallaratese che ha scelto di fare lo scrittore.

Comprende quaranta racconti, quattro dei quali sono stati premiati in concorsi dedicati alla narrazione breve (quando erano ancora inediti). “Referendum” – consultazione popolare per l’abolizione della poesia – aveva ottenuto una menzione speciale della giuria al premio Bukowski di Viareggio, di cui aveva parlato anche VareseNews. “Diari” era valso una segnalazione al premio Saturnio di Moncalieri; “Di viaggi e ricordi” era stato premiato a LetterAltura di Pallanza; “Il pescatore” era stato finalista al premio Mirella Ardy di Sestri Levante (e legato anche a Gallarate).

Il libro propone molti racconti ironici, dolci e delicati, distillati di emozioni spesso – appunto – riassunti nel giro di pochissime pagine. Il funerale di uno zio con tanto di testamento a sorpresa, il diario di un nonno che scrive al nipote prima che quest’ultimo nasca. Altri attraversano invece con ironia le sottili tensioni e paranoie della società: la deliziosa sfida tra un ristorante veg e una griglieria, l’imprevisto bug da un social network creato per cancellare i ricordi, l’inattesa nascita di un street artist, la storia di un seminatore giocoso di fake news, per dirla con termine quanto mai contemporaneo.

La quarta di copertina parla di “una coccola, un piacere da assaporare fino in fondo come una cioccolata calda” e – al di là delle formule da quarta di copertina – dice bene il carattere del libro. «La narrazione breve è una cornice che fa per me e secondo me si adatta bene anche al lettore di oggi» spiega l’autore. Un racconto prima di crollare dopo una giornata di lavoro o da bersi come una cioccolata calda, appunto, in una pausa a metà pomeriggio. E a questa dimensione un po’ intima, rassicurante nel mezzo della vita contemporanea, si è ispirato Castano anche nel suo lavoro quotidiano: «I racconti li ho scritti a mano, con la penna e i fogli, tornando all’atto fisico della scrittura. Messa su carta l’idea, poi ho fatto il lavoro di sottrazione, per arrivare al racconto concluso».

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Fabio Castano

Da dove viene il titolo curioso? È un’espressione proverbiale della lingua inglese: «Gli inglesi la usano per significare “c’è un problema enorme, evidente, di cui si preferisce non parlare”. L’ho voluta riprendere perché mi sembra un’immagine che fotografa bene la nostra società di superficie nella quale non si affronta quanto dell’iceberg rimane nascosto» spiega Castano nella presentazione del volume. Il titolo è un omaggio a un’installazione creata dal celebre street artist Banksy, che mise un vero elefante – a pois – in una installazione artistica a Los Angeles. Ma il detto inglese poi viene ridipinto per alludere anche ad altro: «L’elefante per me è anche il talento che ognuno ha: ho declinato a modo mio il detto, facendo verde l’elefante». Un elefante gioioso, basta vederlo e portarlo a passeggio.

Il libro – edito da Europa Edizioni – è acquistabile su Amazon (qui), sul sito dell’editore, qui, su IBS, qui. Ma si trova anche in libreria, a partire dalla Biblos Bookstore Mondadori di Gallarate e dalla Ubik di Busto Arsizio, dove sarà presentato dall’autore tra aprile e maggio. L’Elefante verde ha anche una pagina di Facebook dedicata (qui) sulla quale trovare informazioni, contenuti e restare aggiornati.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 29 Marzo 2018
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