Fiore: “La delibera regionale sulla Rsa Aperta penalizza anziani e famiglie”
Un familiare denuncia il sostanziale azzeramento delle ore per l'igiene personale di anziani non autosufficienti: "Costi in più per le famiglie e porte aperte al lavoro nero"

Con l’entrata in vigore della Delibera di Giunta di Regione Lombardia 7769 cambia il sistema di erogazione del contributo per accedere al servizio di Rsa Aperta, destinata all’anziano non autosufficiente invalido al 100%. Se fino ad ora, infatti, l’uso che se ne faceva era prevalentemente per l’igiene personale, oggi sono stati inseriti altri pacchetti di ore e drasticamente diminuite quelle dedicate all’igiene.
«Si passa dalle 216 ore attualmente erogate (4 a settimana) alle 6 ore annuali. Avete letto bene. In verità sono previste altri interventi tipo visita ai musei, supporto psicologico ed altre opzioni simili: ovviamente per nulla utili all’anziano ed alla famiglia» – spiega Emanuele Fiore, referente locale del Popolo della Famiglia e voce nota in città che descrive la situazione come un taglio mascherato. In sostanza la Regione non diminuisce i fondi ma li distribuisce su servizi che poi non verranno richiesti col risultato di non spendere i soldi stanziati.
Per Fiore, che vive questo cambiamento in prima persona avendo una persona anziana in famiglia da accudire, «tutto questo si traduce in un aggravio e non più un supporto alla famiglia, la quale si troverà costretta a rivolgersi ai servizi sociali del comune, già in difficoltà, che non sono in grado di fornire questo tipo di intervento se non a pagamento in base all’ISEE dell’ammalato comunque ad una tariffa di circa 18,50 € ora».
Fiore spiega che anche l’istituto La Provvidenza prevede di continuare ad erogare il servizio di igiene personale ma, ovviamente, a pagamento ad una tariffa di 20 euro ora: «Una famiglia che ha la necessità di continuare ad avere almeno quelle 4 ore di “sollievo” oggi previste, è dunque costretta a sostenere una spesa aggiuntiva di circa 350 euro al mese. Tra l’altro nel giro di 15 giorni circa: la nuova misura parte, infatti, dal 1° aprile e lo screening è avvenuto nei giorni scorsi».
Le conseguenze ovvie di questa situazione porteranno ad un aumento del lavoro nero: «Sappiamo tutti quanti italiani ma soprattutto stranieri, sono pronti ad infilarsi in questa fetta di mercato a costi che, in nero, vanno dai 7 ai 10 euro ora» – spiega ancora Fiore.
Giovedì si riunirà il tavolo tecnico in Regione per analizzare le rilevazioni fatte dalle strutture: si pensi che solo a Busto l’utenza verrà praticamente dimezzata: «È evidente che la delibera non è aderente alla realtà: penalizza in primis la famiglia ed il malato ma anche gli enti erogatori che, per garantire il servizio, hanno fatto investimenti e che oggi se lo trovano ridotto ed infine penalizza anche i comuni che si troveranno a dover far fronte ad aumento della domanda di servizi».
Proprio in vista di questa riunione Fiore lancia il suo appello alla commissione «affinché si faccia promotrice verso la prossima giunta regionale per ristabilire i vecchi criteri e nel frattempo non interrompa il servizio lasciando le famiglie e gli ammalati in gravissima difficoltà».
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