Termini scaduti: i bimbi non vaccinati non entrano in classe
Nessun allontanamento nelle scuole pubbliche e statali. Qualche caso di non ottemperanza si verifica in asili e nidi privati. I dirigenti entro il 20 marzo devono inviare gli elenchi all'autorità sanitaria
Scaduti i termini per la presentazione dei documenti, il Ministero fa un primo bilancio sulla copertura vaccinale dei minorenni da 0 a 16 anni, ai quali si applica la normativa entrata in vigore nell’agosto 2017: «Per l’esavalente siamo sopra il 95% dei bimbi vaccinati, quindi la soglia fatidica che permette l’immunità di gregge è stata raggiunta. E per il morbillo abbiamo avuto una crescita di circa il 6%, quindi anche in questo caso ci avviciniamo a quella soglia» ha commentato Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di sanità davanti ai primi dati in arrivo dalle regioni.
Da questa mattina lunedì 12 marzo, quindi, è scattata, per i dirigenti, la seconda fase del piano nazionale: entro il 20 marzo devono trasmettere ad Ats i casi di non ottemperanza alla legge. L’autorità sanitaria farà le ricerche e le valutazioni caso per caso e, solo al termine della verifica accurata del motivo della violazione della normativa sui vaccini, scatterà la sanzione. Si parla, quindi, soprattutto della fascia scolare dai 6 ai 16 anni.
Per i bimbi di materne e nidi, invece, gli obblighi e i divieti sono ormai in vigore: chi non ha completato la documentazione o non ha dimostrato di aver richiesto l’appuntamento si vedrà respingere il proprio figlio dalla classe.
In provincia di Varese, scuole pubbliche e statali non hanno registrato casi anomali. Sia il Comune di Varese sia quello di Gallarate fanno sapere che tutti gli iscritti hanno ottemperato alla normativa. Così a Busto Arsizio non ci sono stati allontanamenti o esclusioni.
Più problematica è invece la situazione nelle scuole private, nidi e materne. La dichiarazione dell’assessore Gallera “nessun bambino sarà escluso” aveva fatto pensare a un rinvio dei tempi per l’applicazione della normativa. Nelle segreterie di alcune scuole, infatti, ci sono lettere di avvocati che minacciano ritorsioni giudiziarie appellandosi a interpretazioni diverse della legge Lorenzin che, di fatto, sono state smentite dai due ministeri con una circolare del 28 febbraio scorso. L’idea di doversi sobbarcare costi giudiziari pesa molto a queste scuole, portare ad avere sempre un approccio di accoglienza: « La legge, però, va applicata e non possiamo esimerci» ha commentato il presidente della Fism Silvano Rolandi
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