“Chiedevamo solo che la sua morte fosse dignitosa”

Il sindaco di Brenta Ballardin ripropone una sua riflessione fatta in un momento doloroso della sua vita per chiedere che tipo di qualità offra il modello lombardo

fine vita cure palliative

In riferimento al dibattito che in questo periodo evidenzia la situazione della sanità nella nostra provincia vorrei portare a conoscenza una triste esperienza a mia avviso indicativa e che ho deciso, pur essendo una situazione privata, di rendere pubblica per stimolare una riflessione con l’auspicio di un percorso di correzione di una riforma regionale che dimostra sempre di più i suoi limiti e i suoi gravi errori.

Una esperienza vissuta qualche anno fa e che avevo mantenuto in forma scritta nel cassetto tra i miei ricordi.

Ti senti solo

In questi giorni mia moglie ed io stiamo vivendo una triste vicenda che vede l’evolversi della malattia di suo padre verso il percorso irreversibile della morte.

Questa triste situazione ci dimostra quanta insensibilità vi sia nel nostro sistema sanitario che, a parte rare eccezioni, si dimostra incapace di supportare con coscienza la condizione difficile vissuta dai familiari in questo difficile momento.

Quello che nella sostanza noi chiediamo non sono i miracoli ma una necessaria assistenza che aiuti il malato, posto in una condizione terminale, a morire attraverso una condizione di contenimento della sua sofferenza.

Purtroppo ti rendi conto con il passare dei giorni, che questo non è possibile perché da un ospedale pubblico ti scaricano ad un altro ospedale, con la motivazione che in quella struttura non possono tenere il paziente in quanto non possono fare più niente e necessitano di spazi letto, nell’altro ospedale ti tengono per una settimana o poco più e anche lì ti dicono le stesse cose dirottando il malato terminale ad una struttura privata convenzionata, mentre noi continuiamo a chiedere aiuto e conforto affinché lo si aiuti a morire con dignità attraverso un assistenza e cure adeguate ad una riduzione della sofferenza chiedendo anche l’invio in strutture di Hospice in grado di applicare procedure e terapie atte a ridurre il forte dolore.

Purtroppo dobbiamo constatare che in questo campo nessuno decide, che il nostro appello rimane inascoltato e che non ci rimane altro che il continuare a chiedere, assistendo impotenti al suo manifesto dolore, nella speranza che alla insensibilità di una situazione sanitaria provveda una condizione di misericordia che consenta a lui e a noi di terminare questa sofferenza.

E finalmente dopo tanto gridare troviamo la sensibilità di un medico che provvede con adeguate cure.

Gianpietro Ballardin (Sindaco del comune di Brenta)


Il sindaco nella sua lettera si riferisce a un ricordo senza specificare quando.
Dal 2010, con la legge 38, Regione Lombardia ha costruito un sistema di accoglienza e accompagnamento alla morte attraverso le cure palliative con l’ospedalizzazione domiciliare e gli hospice. All’ospedale di Varese dall’agosto 2009 c’è l’hospice che si occupa di accompagnare pazienti e parenti incontro alla morte. I letti a disposizione sono una decina ma, attualmente, sono circa 50 le persone assistite a domicilio con  un servizio di reperibilità anche notturna che si è perfezionato proprio quest’anno. L’ospedale di Circolo, inoltre, non è l’unico polo: ci sono altri enti, del settore privato convenzionato, che offrono assistenza analoga.

Al servizio si accede in modo diretto anche da parte del congiunto che può segnalare e chiedere un appuntamento direttamente con il personale del reparto per percorsi di accompagnamento.

di
Pubblicato il 08 Maggio 2018
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