“Statistiche fatte per privilegiare i sistemi anglosassoni”
Il professor Serra Capizzano, rettore vicario in pectore dell'Università dell'Insubria, spiega perché il modello Italia risulta penalizzato dalle classifiche mondiali

«Il sistema accademico italiano ha sicuramente chiaro scuri ma la qualità è elevata». Ne è convinto il professor Stefano Serra Capizzano vice rettore in pectore dell’Università dell’Insubria.
« Queste statistiche mondiali sono fatte sulla base di parametri che privilegiano il modello anglosassone. In generale, i nostri atenei sono di buona qualità ma non hanno picchi. Mi spiego: l’università italiana poggia su realtà generaliste dove convivono corsi eccellenti ad altri meno brillanti. Il risultato finale è che mancano le punte ma il livello medio è decisamente superiore. Una coabitazione virtuosa che mira a migliorare l’intera offerta. In altri paesi come gli Stati Uniti, per esempio, si passa da eccellenze assolute a realtà di bassissima qualità».
In questo equilibrio interno pensato per rendere qualitativamente elevato l’ateneo, docenti, ricercatori e studenti ottengono risultati di prestigio che passano inosservati: « È il caso della ricerca: il rapporto tra fondi investiti pro capite per ricercatore e risultati in termini di brevetti e produttività scientifica ci pone tra le migliori realtà accademiche. Sta di fatto, però, che in Italia si investe troppo poco nella ricerca, anche se, a volte, c’è anche un problema di dispersione delle risorse a danneggiare chi lavora».
E le performance degli studenti? « Faccio ormai il professore da molti anni. La mia percezione è che i nostri studenti ottengono sempre giudizi brillanti all’estero. Anche quelli che a noi sembrano non particolarmente capaci. Non è una statistica, ma è un’esperienza di lungo corso: la qualità della nostra didattica è ottima»
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